martedì 18 novembre 2014

Semplicemente

Ritmi agresti

Il sole luccicava sulle foglie argentee degli ulivi prossimi alla raccolta e l'aria frizzante del mattino era mossa da una lieve brezza che faceva cantare gli alberi, le timide cinciallegre accudivano all'ultima nidiata cinguettando serene...
Passeggiavo in quest'incanto vicino al podere e con i cagnolini al seguito raggiungevamo il vecchio campo coltivato da Riccardo, un anziano contadino che con sua moglie aveva vissuto una vita semplice ed agreste, minata dalla perdita dell'unico figlio, dramma cui aveva contrapposto una tenace sopportazione, soffocando il dolore per amore della sua compagna.

"Oh Mirina, ci vieni a trovare ??", gridava a me dalla rupe
La consuetudine di andare a trovarli era divenuta un piacevole diversivo, durante alcune mattine solitarie al podere...


La vigna morirà con me

Riccardo aiutava tutti coloro che glie lo chiedessero, con l'animo soave di chi non avesse pesi sulla coscienza, anche se uno l'aveva ed era quello per il suo amato figlio, strappato giovane alle braccia di sua madre in un tragico incidente.Quando si accennava alla cosa non si lamentava mai, volgeva lo sguardo e cambiava argomento e lì sapevi quanto fosse sempre vivo quel dolore.
Poi, anni avanti, quando aveva saputo di avere il cuore malato, aveva deciso di sdradicare tutta la sua vigna, che era stata la sua grande gioia e il suo orgoglio: l'aveva piantata per quei nipoti che pensava avrebbero allietato la sua vecchiaia, mentre la sorte l'aveva privato di questa giusta ricompensa.
Così, come ultimo atto di coerenza e prima che altri lo facessero per lui o fosse venduta a terze persone, la sdradico' pianta per pianta, ammucchiandola al centro del podere e appiccando poi un grande fuoco.
Fu un enorme dolore che pochi compresero.

Ricordi

Ma quella mattina della mia passeggiata, Riccardo era impegnato con gli ulivi del suo terreno e agitava verso di me la mano nodosa e piegata dall'artrite, come a dire: "Vieni".
Sapevo che mi avrebbe offerto un bicchiere di vino, che io avrei rifiutato come sempre e allora avrebbe optato per un caffè..non gli sembrava possibile che potessero esistere persone astemie, tanta importanza aveva dato alla sua vigna.
"Mirina, di vino buono non ce n'e' più tanto, questo è l'ultimo" mi aveva detto
"lo so Riccardo, va bene...allora ne accetterò un poco.."
Allora lo vedevo ravvivarsi, abbandonava gli attrezzi e chiamava lontano "Mari', Mariiaa!!!"
E rivolto a me: "Va su" mi diceva, " Maria ti aspetta sempre..."
Salivo la ripa che portava alla loro casa bianca, che avevano riscattato solo 30 anni prima dalla mezzadria e sapevo che ad accogliermi ci sarebbe stata la moglie, indaffarata come sempre con i lavori nell'aia, le galline, le oche, i maiali, due gattini birbanti. Ma mi volsi indietro e all'improvviso una consapevolezza dolorosa mi colse e seppi che stavo sognando.

Il sogno

Riuscii a trattenere un'ultima visione di lui che agitava la mano dal campo..poi mi svegliai.
Ero triste e un po' addolorata. Nessuno mi aveva avvisata della sua morte, neanche la moglie, che forse era troppo fuori di sé per poterlo fare.Lo seppi per caso chiamando per sentire come stesse.
L'ultima volta avevo portato delle paste e l'avevamo mangiate fuori sull'aia, lui seduto su di una vecchia sedia accanto alla moglie, oramai appesantito dall'età e dalle cure mediche, non smetteva di essere pieno di premure: "Prendi una sedia, mettiti qui e racconta, come va?"
E poi, invece, la notizia che mi aveva addolorato di più...: dopo l'ospedale lo avevano portato in un cronicario, perché tardava a riprendersi.
Quanto avrei voluto essere quella figlia che non aveva mai avuto, per poter essere lì di diritto e potergli stringere la mano un'ultima volta.

Come apprendere la maestria di vivere 

Avevo capito che i parenti non avevano piacere nell'amicizia che era nata tra me e gli anziani coniugi e i motivi erano troppo miseri, anche solo per porvi attenzione in questo racconto...e così mi accontentavo di vederli solo qualche volta, di sfuggita e Riccardo mi diceva di averne sofferto molto.
Alla sua morte ebbi chiarezza pure del patrimonio di conoscenze dell'anziano contadino e desiderai tanto averlo ascoltato di più.
Anche quella mattina, svegliandomi dal sogno, sentii una grande riconoscenza per quell'uomo semplice e cordiale che aveva condiviso le chiacchiere e i ricordi dei miei primi anni al podere, quando io ero solo una cittadina ignorante dei ritmi della natura e mi sembrava fuori luogo indossare delle scarpe infangate o avere mani piene di calli.. ma non mi stupivo altrettanto di un cuore di ghiaccio...
Troppe erano le domande rimaste senza risposta..ma quella mattina  sentii il dispiacere di non aver avuto in dono una delle sue abilità più raffinate:


la potatura degli olivi.
In quel che faceva c'era maestria e saggezza, eredità e abilità di mestieri antichi e utili, insegnava la pazienza, la forza, l'impegno tenace...

Un insegnamento dall'al di la'

Con quello stato d'animo un po' rattristato, ero scesa dabbasso nel cortile del podere, i cagnetti ancora quieti dormivano in casa o nelle cucce ed intorno a me c'era molto silenzio...quasi macchinalmente presi  il vecchio seghetto a mano, riposto da anni  sotto la legnaia. Avevo sempre avuto la sensazione la potatura fosse un lavoro faticoso e difficile, ma quella mattina mi sembrò di giocare..:
 mi avvicinai al primo ulivo, da tempo abbandonato e con inattesa maestria, iniziai a segare un ramo, poi un altro e un altro ancora...sembrava facile e scorrevole, la pianticella sembrava cooperare al mio intento..vedevo la forma dell'ulivo emergere tra i rampicanti e i ramoscelli cresciuti scomposti..lavoravo febbrilmente sotto il sole, dimentica di ogni cosa...i rametti e gli esili fuscelli cadevano e altri li tagliavo con perizia con le cesoie...non sapevo dove avessi appreso quella maestria e quand'ebbi finito ero quasi commossa: l'alberello era potato.
Dentro di me sentii allora una voce che conoscevo bene:
 " Così mi pare meglio, no?"
E allora compresi che le persone possono morire, ma non il loro Spirito.
"Grazie Riccardo di essere tornato per insegnarmi, non ti dimentichero' mai! "dissi tra me e me.
Con le lacrime agli occhi, iridescenti di sole e di gioia, lo vidi ancora una volta allontanarsi e poi  volgersi verso di me e  agitare la mano.
Semplicemente, come era vissuto.



Pace e Luce

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