venerdì 28 febbraio 2014

Felici vuol dire perfetti?

La felicità passa per l'accettazione


Torniamo a parlare di un argomento che mi è caro e di cui troviamo traccia ogni giorno, nelle nostre scelte, nel vivere quotidiano.
Si tratta di un leit motiv frequente e ingannevole, ha a che fare con l'ego, con l'esuberanza dell'affermazione individuale, con le consuetudini imposte a guisa di modelli...la società tutta parla di perfezione.
Eppure nell'arte ciò che viene ritenuto perfetto va al di là della forma espressa, attinge al contesto di un'espressione grafica, pittorica...si esprime nell'insieme delle rifrangenze che sono in grado di  suscitare in chi la osserva e per ognuno è diversa e uguale..perché ciascuno di noi è diverso e uguale in un certo modo.

La trasmissione volontaria delle anomalie genetiche

Invece assistiamo ad una deriva estrema, come racconta lo scrittore Andrew Solomon nel suo "Far from the tree", dove i portatori di handicap desiderano rispecchiarsi nei figli seppur nelle loro disabilità, implementando una ricerca genetica di embrioni portatori di malattie genetiche, al fine di avere figli come loro.
Sono uomini e donne felici nella loro diversità e non è facile stabilire cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Ma certo non si tratta più di accettare la volontà di Dio.
Al contrario da noi, persino gli stessi cattolici, nell'80 per cento dei casi, si dichiarano favorevoli all'aborto quando si tratta di malattie ereditarie, come la sindrome di Down.
Anche qui i dati dovrebbero farci riflettere.
Cos'e' la diversità? E' vero che per essere felici dobbiamo "accettare, integrare"?

Diversità  nella società

Anche nei rapporti sociali l'omologazione (perché di questo si parla) è importante (sic), crea gruppi di condivisione e ciò che si "condivide" viene considerato "perfetto", un giudizio "super partes" (?).
Coloro i quali sono diversi o  si pongono in modo dissimile, magari osano volare più alto, sono i reietti, gli esiliati, come pure i rei e tra questi  ci sono anche coloro i quali davvero si sono macchiati di delitti efferati, condannati giustamente, ma che vengono sempre più esposti da un'oscenità mediatica che fa leva sul senso del macabro.
Infatti di solito inorridiamo di fronte alla crudeltà, ma poi qualcosa ci spinge a guardare, andare oltre, ad investigare.
Quella brama è tanto corrotta quanto lo sia l'animo dell'osservatore.
Ecco che, tanto più dolore è dentro di noi, tanto più quello che espongono con lubrica determinazione, entra nel nostro cuore e nella nostra mente corrompendole.
Si tratta di avere all'interno un terreno favorevole perché alcuni semi attecchiscano..quelle malepiante che vorremmo estirpare si nutrono di tutta la nostra inconsapevolezza.
Non condanno l'informazione, sebbene l'esposizione oscena mi abbia sempre addolorata e sorpresa, ma lo squilibrio tra diritto di cronaca e sollazzo mediatico, troppo spesso indistinguibili.
E questo non ci rende più felici.

Il segreto della felicità

Qualcuno potrebbe opporre che la felicità non è di questo mondo, che le brutture esistono e che dobbiamo esserne informati ed io lo ascolto e tengo giusto conto di questa opinione.
Ma qui siamo in un blog degli Angeli e gli Angeli volano più in alto, magari potrebbero davvero regalarci il segreto della felicità, chissà?
Ecco che la parola "accettazione" comincia ad assumere un nuovo significato.
Si può accettare ma non condividere, non promulgare il dolore, rinunciare a divenire parte del tam tam.
Accettare che ci sia anche dolore ed individui sfortunati , non significa che si debba divenirlo anche noi, che tutto il mondo debba divenirlo.
Che molte persone disabili abbiano doni compensatori e siano al contempo diamanti di rara bellezza, non giustifica l'aggressività di taluni.
Se guarniamo la soglia della nostra casa di splendide piante fiorite, sarà diverso dall'ammucchiarvi immondizia per settimane, mesi, anni...
Invece questo è ciò che facciamo con la nostra anima: il nostro spirito è soffocato dalla polvere, dal pattume e a qualcuno fa comodo che noi si creda di essere individui negletti in un mondo turpe.
Non basterà gridare a gran voce i torti del fratello per restarne immuni.
Dovremmo sentire commozione per quell'anima infelice, dovremmo aprire il cuore alla compassione.
Il solo ed unico modo per liberarci dal male non è solo conoscerlo, ma  rinunciarvi: con le parole, le azioni, i pensieri..le condivisioni di rete e non.
Rinunciarvi vuol dire non indugiarvi, imporsi di non andare oltre e formulare subito un pensiero di gioia, se possiamo magari portare luce e bene, altrimenti non prendiamocela, rimaniamo distaccati, rinunciamo a immergerci  nel pantano solo perché lo fanno gli altri.
Quando avremo accettato il mondo, lo ameremo davvero e sarà più facile accettare noi stessi, i nostri tratti bui, le nostre piccole o grandi imperfezioni.

Essere perfetti non è di questa terra, ma ci si può provare!

Questa sera alle 22 pregheremo per quei rari esempi di delicata armonia che sono i ragazzi down, perché la loro vita divenga più facile e le strutture pubbliche possano garantire loro di vivere una vita degna, alleviando l'opera delle famiglie coraggiose che hanno accettato questo dono.
Pace e Luce



venerdì 21 febbraio 2014

Della luce e dell'ombra

Due sorelle nel cammino, costantemente demonizzata la seconda e osannata la prima, come in un rincorrersi indugiante e sorprendente degli stati d'animo che si alternano, effimeri  nella giostra della vita, luce e ombra.

Raccolgo testimonianze accorate,aneliti d'amore, disagi e preghiere in questo venerdì di febbraio, mentre note profumate di dense brume primaverili risalgono la soglia della piccola finestra sull'aia.
Poco oltre scrivo con il mio computer e mi trovo a pensare cosa voglia dire la frase del poeta che meglio seppe discendere gli inferi dell'umana scelleratezza, disquisendo dottamente e ammirabilmente su pensieri capaci di allargare la nostra capacità di aprirci alla Conoscenza:

"Dove c'e' molta luce  l'ombra è più nera"....

Perché è a causa della conoscenza, che la nostra anima può immedesimarsi nelle alterne vicende dell'ego, rinunciando alla primeva spontaneità del cuore che cogliamo nei bimbi piccolini.
Una martellante pubblicità e una ancor più ossessiva deriva mediatica, stravolge ormai  quei bimbi attraverso schermi luccicanti e suoni inaspettati e gravi...piccoli che dovrebbero iniziare a sentire solo parole d'amore,  rumori del vento e il cinguettare degli uccellini...
E quindi, prima possibile, si inizia a distinguere, scegliere.
Cosa c'entra tutto questo con la nostra ombra?
Cosa c'entra con la capacità di conoscere?
"E la luce fu", leggiamo nella  bibbia e attraverso questo verso possiamo riconoscere la nascita della sua sorella.
Grazie alla luce, l'ombra può essere riconosciuta...specchio contrastato dell'umano sentire ed ecco dunque la nostra capacità alchemica di mediarla, di ricostruirla e di sentirla nostra nel profondo.
Ricorriamo a metafore come quelle di "essere al buio", quando non troviamo soluzioni ad un dilemma, di essere pieni di luce quando ci sentiamo  persone  felici e sorridenti...
Ma davvero dobbiamo rifuggire l'ombra ad ogni costo?
Io credo che si dovrebbe aver posto solo per la luce, nel nostro profondo, insediando dentro di noi un principio valido a scacciare i pensieri tristi e malevoli, filtrando con pazienza certosina quello con cui veniamo in contatto.
Il veicolo esterno è sempre esposto ad un mondo pieno di controversie,di sottili , crudeli arguzie, di tendenziose licenziosità...rifugiandoci nel nostro cuore, come in un tabernacolo intoccabile, preserveremo la nostra buona fede e il nostro altruismo.
A guisa dei frati che medicavano le ferite dei malati senza contrarre i morbi mortali, potremmo tendere la mano a chi ce la chiede, ascoltare in silenzio, senza dover necessariamente portare il cambiamento in quell'anima sofferente.
Non subito almeno.
Essere fratelli nel dolore significa questo: non esporre il proprio benessere e la propria maestria, cura di ogni infallibile ego, disposto persino ad umiliare chi alberghi nel dolore.
Quanta gente sta male e quanti attorno a loro si prodigano a spiegare quanto siano proprio loro causa di quel male.
Pochi altri, davvero troppo pochi, non perdono il contatto e stanno solo ad ascoltare.
Perché comprendere il dolore del fratello ed esserne testimone non significa divenire preda del dolore, ma neanche rifuggirlo come un appestato..anche se spesso chi soffre ripete concetti che ci turbano e siamo pronti a distanziarci con troppa facilità.
Soffermiamoci di fronte a quell'ombra, e rimaniamo immoti, come dice un poeta cheyenne :
"Affacciata nell'oscurità, portavi un vaso di luce"

Mi risovviene Giobbe e le sue piaghe e poi un'altra lettura di quella frase di Goethe che potrebbe emergere dal contrasto che ha accompagnato la vita di molti santi.

Spero che la mia riflessione possa aiutare qualcuno, mi auguro che dopo oggi quel qualcuno non  guardi più con disprezzo e senso di disagio chi è sotto le spire di una sorte avversa, ma che, con sguardo disincantato, porga la sua mano tesa e  poi sia forte e non tentenni.

Per farlo manterrà puro il suo cuore, controllerà la mente e si adopererà in questo mondo di contrasti per il bene e la fratellanza dei popoli.

Pace e Luce stasera nella preghiera delle 22.


venerdì 14 febbraio 2014

Croce e delizia

Un romantico sottotetto parigino e due fidanzati che si dichiarano a lume di candela, con una solenne promessa, un'immagine simbolo di una gioventù sempre uguale, sempre pronta a entusiasmarsi e rincorrere l'amore ideale...come i simpatici e teneri innamorati di Peynet...
Che la preghiera del blog cada di venerdì è oramai una consuetudine, ma che  quest'oggi  sia anche la festa degli innamorati,  pone il dubbio che molti di voi saranno fuori a festeggiare e forse pochi si ricorderanno del nostro appuntamento.
In ogni caso non possiamo dimenticare ciò che  fa parte di questa società, i cui usi e costumi hanno spesso abbandonato il loro significato profondo, per ridursi ad un rincorrersi di acquisti e di false chimere...per questo voglio indugiare ancora sull'amore vissuto in tempi non sospetti, quando elegiache canzoni rammentavano l'importanza del risveglio del cuore, capace di ispirare il ritorno alla rispettabilità di un' affabile cortigiana, resa famosa dalla lirica...: per chi festeggiasse l'atteso amore, ecco che le parole di Alfredo alla sua Violetta, nel dramma di Dumas figlio,   risuoneranno ricche di significato e di promesse:

"Amore è palpito dell'universo intero.
Misterioso, altero, croce e delizia al cor"

Mentre Kandisky ricordava che
 "il colore è un tasto, l'occhio il martelletto che lo colpisce e il cuore lo strumento dalle mille corde",
noi osserviamo, amiamo, soffriamo e ci adiriamo per poi consolarci in una giostra spettacolare di ombre e luci.

Perché tutto quello che sperimentiamo nell'amore terreno è un'esplosione di energia, un toccante palpito delle ali della morte..eros e thanatos...destinato a risplendere o a ingrigire nei ricordi...ma dapprima sempre folgorante e magico, per questo ci sorprende quando meno immagineremmo d'incontrarlo....

Buon S. Valentino a tutti!

Stasera alle 22 ci ricorderemo di pregare per tutti coloro che credono nell'Amore, nella Famiglia, nella casa delle anime liete.

Pace e Luce




martedì 11 febbraio 2014

Un angelo in terra: vita e opere del Dottor Edward Bach

Falsi imbonitori e solidi rimedi

Era un giorno piovoso di maggio, all'inizio degli anni 90, mi ero recata ad una fiera campionaria di prodotti salutistici e mi aggiravo con interesse tra i banchi , quando un' improbabile vendeuse mi invitò a provare alcuni prodotti esposti. Era a disagio, si capiva bene che non era esperta del settore, incitata dal suo capo, un uomo dallo sguardo acuto e dal fare "io-so-tutto", la spronava a farmi accomodare. Lo feci solo per mettere a suo agio la poveretta, senza un reale interesse per i prodotti che offriva un tale imbonitore.
Fu così che, in modo raffazzonato e senza tanti preamboli, fui introdotta al lavoro del Dottor Edward Bach.
A quel tempo si volevano far conoscere questi rimedi in Italia e forse c'era un po di confusione a riguardo.
Fatto sta che ebbi la sensazione di trovarmi al centro di una transazione cialtronesca e tutto questo ritardò moltissimo la mia presa di coscienza futura dell'efficacia di queste erbe e della stima per il lavoro di quell' uomo illustre che fu il medico gallese.
Quel che mi fu detto era posto in modo da far intendere una sorta di potere magico delle piante e per nulla fu menzionata l'opera di studio che era stata compiuta, gli sforzi e la vita di quell'anima nobile che aveva scoperto in essi lo spirito della vita.


La battaglia contro i rimedi alternativi

La floriterapia, lungi dall'esser conosciuta come in Inghilterra, aveva iniziato ad essere divulgata  da noi come metodo di cura alternativo già da diversi anni, senza provocare  però l'onda di malcontento e di esecrazione di cui sarebbe stata oggetto in tempi più tardi. Anni dopo, infatti,  i detrattori dell'omeopatia vi vollero vedere  una deriva di quella materia e si diedero da fare per osteggiarla tanto accanitamente da relegarla per molti anni in meandri fumosi.
Ma forse fu proprio questo che rese possibile il diffondersi di questo rimedio: molta gente semplice, attratta dall'idea di una panacea miracolosa a basso costo, senza alcuna controindicazione, vi intravedeva una possibilità per i suoi guai e attraverso questa strada silenziosa le erbe di Bach entrarono in molte delle nostre case....

Essenze floreali che illuminano la mente

La ragione è presto detta: Bach era medico e di formazione omeopata, aveva una grande predilezione per le terapie non invasive e aveva concluso, prima dell'avvento della psicosomatica, che la mente controlla tutti gli organi e i tessuti del corpo e che quindi un disturbo mentale come la disperazione, la sofferenza, la paura, la gelosia possono alterare le capacità di controllo dello stato di equilibrio del sistema.
Su questa base si adoperò per studiare in natura dei rimedi idonei a tali stati incontrollati della mente, rintracciandoli in una serie di fiori e nell'acqua di sorgente: si trattava di un metodo di cura olistico a pieno titolo, per il quale l'unica condizione era la disponibilità a conoscere se stessi e ad iniziare così un riequilibrio della personalità, attraverso un metodo semplice e applicabile da tutti.

Fiori e stati d'animo

Il lavoro di questo floriterapeuta si compì nell'identificare 38 rimedi "guaritori", raggruppati in  insiemi che corrispondono agli stati d'animo negativi prevalenti: paura, incertezza, insufficiente interesse per il presente, solitudine, ipersensibilità, disperazione, eccessivo interesse per gli altri...per la cura dei veri mali che tormentano l'uomo di oggi, come l'intolleranza, l'orgoglio, la troppa ambizione, l'egoismo....
Questi stati d'animo non vengono contrastati in maniera violenta, ma l'essenza energetica contenuta nel distillato delle piante interagisce a livello spirituale, permettendo uno sviluppo armonico della personalità e il suo riequilibrarsi.Ogni fiore agisce infatti con una sottile vibrazione energetica che scioglie e compensa gli stati d'animo negativi.

Lo spirito angelico del Dottor Bach

Tanto è stato detto su questi fiori, dagli anni della loro scoperta ad oggi, ma quello che più conquista è lo spirito di dedizione, l'accanita ed entusiastica ricerca del Dottor Bach, che fu da sempre dedito alla cura e al conforto dei suoi pazienti, con spirito consolatore e con  profonda umiltà.
Personaggio singolare, allegro e sempre teso a circondarsi di gioia, offrì con generosità ogni suo avere e continuò sempre  a curare senza alcuna cura dei suoi beni e interessi materiali.
Come un Angelo dal cielo, ancora oggi possiamo conoscerlo, attraverso i suoi fiori e sperimentare la nostra capacità di comprendere quanto di distonico esista in noi: questo vuole essere un invito ad approfondire l'opera di Bach, a prendere responsabilità della nostra salute e a divenire persone consapevoli e straordinarie, come Dio ci ha create.
Pace e Luce

venerdì 7 febbraio 2014

La magia del podere degli Angeli


La prima volta che attraversai il ponticello che conduceva alla monumentale abbazia dell'anno mille, non feci caso ad altro, sopratutto non alle colline che la sovrastavano, al termine di quel piccolo ponticello  di una ventina di metri, sospeso su di un  torrente;  passai oltre con lo sguardo disinteressato, anche quando era apparso quel cancelletto arrugginito risucchiato dal bosco. Avevo nel cuore la ricerca del mio posto della felicità, laddove niente avrebbe disturbato la mia ricerca di pace interiore, nessuna ovvietà e nessuna opportuna necessità avrebbe mai accompagnato i miei cagnolini ad un canile...ma quel giorno, davvero, sfrecciai oltre con la mia bici..

Un luogo segreto

Solo dopo pochi metri, in salita, alla volta del cimitero di quel minuscolo paesino che cinge la collina, ebbi  un tuffo al cuore e volgendomi indietro, attraverso la vegetazione ampia, scorsi un comignolo ergersi tra rampicanti e rovi...
La magia del Podere degli Angeli è proprio questa: si mostra solo ad alcuni, mantenendosi segreto ad altri: a chi non sappia vedere con il cuore.
Anche oggi, che pure è risorto nelle sue pietre di fiume e una parte della vegetazione che lo ricopriva è stata tagliata, attrae lo sguardo di poche persone, umile e nascosto nella boscaglia, con i confini ammantati di lauri imponenti, cresciuti selvaggi, divenuti quasi alberi....

Il disegno di un cuore di bimba

Questo piccolo angolo di mondo è l'amato podere in cui vivo assieme alla mia tribù di 4 zampe (fino adesso   16 anime, me compresa), solo un ettaro inserito in una riserva faunistica, circondato da campi e boschi.
Il paesaggio della casetta che disegnavo all'asilo non era differente, talmente identico che il sole sorge proprio lì di fronte, in mezzo a due colline.
Anno dopo anno iniziai a percepire ogni alito di questo posto incantato, scoprire la gioia di essere vivi nel mondo e di poter provvedere al proprio fabbisogno, dalla legna per scaldare, al cibo da mettere in tavola.
Ogni secondo è una scoperta di gioia e di elegante sensualità, nello sbocciare dei fiori, nella chiarezza dei cieli, nella coltre tenera delle nebbie...

In quale mondo è giusto vivere?

Eppure in molti mi dicevano : " Il mondo va al contrario, non devi seppellirti in quel vecchio casolare! E poi tutti quei cani!....".
Mi abituai ad essere considerata la pecora nera, quella che voleva fare la ribelle, senza che questo mi impedisse di amare i miei cari con tenerezza infinita e di non chiedermi se mi avessero davvero mai compresa.

E poi mi domandavo: qual'e' il mondo che dovrei emulare, quello per il quale lottare?
Quello che vede un approdo nella ricchezza opulente, che ti costringe a dimenticare cosa sia la vita, offrendoti in cambio un pugno di monete sporche, con le quali comperare un posto in prima fila di fronte alla televisione o un  elegante aggroviglio di lamiere con un motore o  perché ti dicano quali prodotti sia meglio acquistare e come disfarsi di tutto al più presto per poterlo ricomperare?
Quella stessa  società che assiste impassibile e connivente alle guerre di dominio, esattamente come all'epoca delle crociate?
Io vedo invece, in quest'epoca di passaggio, nuove linfe di rinascita della mirabile sensatezza della vita, quella vera, reale, attraverso la quale creare nuove possibilità per  il vero benessere naturale.

Il battito del cuore di mille anime

Mi sorprendo a pensare a questa mia Italia, così abbarbicata agli interessi internazionali, che vuole svendere i suoi monumenti e la minuscola Europa di cui fa parte, schiacciata miseramente dagli interessi del mondo.
Altrove, verso i deserti africani, ancora si annusano fantastiche miscele dei the berberi, tra dune infuocate e villaggetti arsi dal sole, tetti di paglia, mani rugose e denti bianchissimi.....invece i suoni e i canti della terra di Pachamama si levano dall'America del sud, con i discendenti dei popoli più antichi  che vivono nelle casette a 4000 metri d'altezza, sulle Ande, fatte di fango e muschio verdissimo, sciamani che cuociono radici magiche, amazzoni pluviali che si dedicano alla cura del loro popolo, vecchi dallo sguardo saggio seduti sulle seggiole ti ascoltano e tacciono, regalandoti l'universo.
Gli stessi che puoi vedere da noi, ancora, in qualche paesino dimenticato.
Nel mio cuore ascolto il battito del popolo selvaggio, anime contadine, filosofi, cantori ispirati, microscopici puntini luminosi, fratelli e sorelle della Madre Terra..
E quando siedo sotto il portico a guardare l'aia del Podere sento tutto questo e ascolto gli Angeli sussurrare: la vita è un dono, dona la tua vita....

Un invito alla preghiera di stasera

Questa sera alle 22 pregheremo per tutti i popoli nativi, quelli abusati e torturati, quelli la cui sovranità debba essere riconosciuta, pregheremo per il cuore di ciascuno di noi, perché si riconosca nella sofferenza dei nostri fratelli.
In Pace e Luce


lunedì 3 febbraio 2014

Il Santo lebbroso: ombre e luci di un'anima impavida.

L'origine della santità
Padre Damiano da Molokai

"Varrebbe la pena conoscere l'ispirazione di tanto eroismo", disse di lui il Mahatma Gandhi, alludendo all'asprezza delle condizioni in cui scelse di vivere Padre Damiano de Veuster, il sacerdote che dedicò tutta la sua vita ai malati di lebbra.

E ci si può chiedere anche quale sussurro sublime induca un uomo ad immolare se stesso o cosa debba dimostrare ai posteri, oltre al suo impegno strenuo a favore della gente. Qualcuno potrebbe opinare circa il modo  in cui dovrebbe poi manifestare la sua eccellenza...
Ma queste sono  domande che un siffatto uomo non si porrà mai.

Per conto nostro siamo "abituati" a sentir parlare   del Giullare di Dio, Francesco, che con determinazione quasi ilare dimostra come disfarsi di tutto, per far dono di se stesso ad una vita di stenti e di opere pie....
ma nonostante questi esempi quanto siamo disposti a concedere, a comprendere di quello che alberga nella magnanimità di un Santo, quali sacrifici, ad onta della purezza, che evidentemente deve sempre circondarlo, almeno secondo una certa visione bigotta e inveterata?

Una storia scomoda

Padre Damiano affetto dalla lebbra, un anno prima della sua morte
Questa che sto per raccontarvi è la storia di Padre Damiano, il Santo lebbroso: una storia scomoda, fatta di calunnie, di offese, di grandi manifestazioni della Potenza di Dio e di scellerate proteste del mondo perbenista di allora.
Ma chi era Padre Damiano, prima di essere colui che portò la Luce nel ghetto dell'isola dei lebbrosi, a Molokai, presso le isole Hawaii?
Ho raccolto un po di notizie su di lui...
Si chiamava Giuseppe, prima di essere ordinato Don Damiano De Veuster, della Congregazione belga dei Sacri Cuori ed era il  più giovane di un'umile famiglia contadina. Anche suo fratello aveva scelto anni prima la carriera ecclesiastica e fu proprio a causa di un'infermità di quest'ultimo che Giuseppe ottenne di  partire, al posto del fratello, per una lontana missione.

L'isola dei lebbrosi

Padre Damiano non era un uomo di lettere, era invece un uomo pratico, lavoratore eclettico e di grande tempra.
 Un individuo di poche parole e di grande energia e  quando decise di  raggiungere l'inferno di Molokai, avrebbe potuto scegliere un altro luogo, invece  la sua vocazione lo portò lì ..."dove nessun uomo sano di mente e di corpo sarebbe mai andato" :
 potete immaginare cosa l'aspettasse ?
In un'epoca in cui la lebbra era considerata la più grave e orribile delle infermità, dal cui contagio  si rifuggiva inorriditi, qualcuno scelse di sua volontà  di andare incontro a coloro che ne erano afflitti, con ferma volontà e sicura determinazione, per portare, oltre alla parola di Dio, il conforto della sua presenza e il sacrificio della sua vita.

 Damiano approda nell'inferno in terra

E potete immaginare cosa trovò in un'isola devastata da questa piaga? Vi venivano deportati tutti i malati delle vicine isole, a morire di una morte brutale, nell'assenza più assoluta di cure ed igiene, laddove vigeva la legge del più forte, in una geenna dove si ingaggiavano sfide sanguinose tra i lebbrosi affamati, dove non c'era rispetto per donne e per i bambini, abbandonati alla concupiscenza di creature scellerate.
...
Ecco il panorama che trovò Padre Damiano, arrivando sull'isola, con la sua fede nel cuore.

Ho immaginato l'arrivo di questo Santo, allora quasi quarantenne ed ispirato, mentre doveva farsi largo da solo  tra i senza Dio, che non gli riservavano certo una piacevole accoglienza, dai quali si doveva  far accettare con coraggio, perseveranza e pazienza, ma anche a suon di pugni, laddove fosse necessario...
E fu così che  iniziò la sua opera, che in 16 anni lo portò a ricostruire nell'isola, da solo con i suoi lebbrosi, scuole e chiese, locali per la cura dei poveri infermi, potendo contare anche sulle offerte di coloro che avevano udito delle sue eroiche gesta.
Poco, a poco l'orrore di Molokai si tramutò in un'isola serena e i suoi disgraziati abitanti conobbero il rispetto della loro condizione di esseri umani.


A quel punto avrebbe potuto allontanarsi, anche solo  per dei brevi periodi di di riposo, lontano dal suo popolo di mendicanti, invece non volle e non smise mai di dedicarsi, corpo, mente ed anima, alla sua missione.

L'origine dello scandalo

E ora ditemi, possiamo immaginarlo lindo nei suoi vestiti da prete? Certo che no, mentre condivideva la sorte dei disperati, mentre ne curava le carni putrefatte, il cui odore nauseabondo si respirava su tutta l'isola...così fu detto di lui che fosse "sporco ed anche ostinato, oltre che  volgare ",  fino alle offese più vili e false che gli furono mosse dagli appartenenti alla chiesa protestante.
In particolare ebbe un oppositore, un tale Reverendo Hyde, esponente della chiesa presbiteriana a Honolulu che, geloso della risonanza delle gesta di Damiano, alla  morte di quest'ultimo, ne scrisse in modo ingiurioso, suscitando nei benpensanti  addirittura orrore per la figura del Santo.
In difesa di San Damiano si levarono le voci dei suoi amati lebbrosi e pure quella del re delle Hawaii che  ne aveva apprezzate le gesta conferendogli anche un particolare encomio, ma la provvidenza volle che un altro grande spirito di quel tempo fosse di passaggio in quelle isole.
 Era lo scrittore R.Louis Stevenson e fu dal suo spirito prode e battagliero, dalla sua penna ardente e fiera, che prese vigore una delle difese più strenue dell'operato del prete lebbroso.
In quel tempo, infatti, l'autore dell"Isola del tesoro" e di tanti altri famosi romanzi , era in viaggio verso quei lidi, sempre alla ricerca di luoghi fonte d'ispirazione per i suoi racconti e anche di un clima più favorevole alla sua malattia, la tisi.

"Vidi cose che non si possono dire"
Il romanziere Stevenson  che scrisse un pamphlet in difesa di Padre Damiano

 Aveva  sentito parlare dell'isola dei lebbrosi e  volle approdare a Molokai, dove rimase fortemente impressionato dall'opera di Padre Damiano e raccolse ovunque testimonianze dell'affetto dei  malati. Gli raccontarono di come il loro benefattore avesse proseguito ad impegnarsi, anche quando i segni della malattia erano divenuti visibili e la sua pelle aveva assunto l'aspetto tipico del morbo, perdendo poco a poco la sensibilità e nonostante questo, con strenua determinazione, aveva continuato a prestare conforto, sordo a chi lo invitasse a recarsi in ospedali idonei, ove potersi curare  grazie al suo status di sacerdote.
Stevenson, che pure era  agnostico, prese così a cuore la difesa di Damiano che volle scriverne in  un pamphlet, affermando che " in molti, non solo i cattolici, credono che i loro eroi e santi debbano essere infallibili e provano un certo gusto a rendere  pubblici i loro difetti e  una volta scoperti  vengono dimenticate in fretta le virtù predominanti e i veri successi".

Damiano il Santo

Questo fu Padre Damiano: forte e determinato, capace di ispirare gli animi più eccelsi , affettuoso compagno di sventure dei suoi protetti, ma schivo e scontroso, orgoglioso, trasandato e persino pedante con chi dimostrasse di non comprendere la sua opera..ma per citare le parole di Stevenson:
 " Damiano è il Padre di tutti coloro che amano il Bene, perfetto come perfetto è il Padre che è nei cieli".

L'esempio di Padre Damiano, poi beatificato da Papa Giovanni Paolo II e quindi canonizzato da parte di Benedetto XVI, dimostra quanto sia impossibile fare del bene senza scendere all'inferno, quello della disgrazia, della malattia, ma anche quello del giudizio della gente: solo cuori puri e illuminati possono tanto, creature pronte a sacrificare la propria vita, noncuranti delle parole dei posteri e tesi solo allo loro Opera Sublime.

Pace e Luce