lunedì 30 giugno 2014

Una poesia....... che è un passepartout

Un testamento di verità

All'età di 10 anni, in occasione della mia prima comunione, una cara prozia mi regalò una copia autentica della prima edizione dell'avvincente poesia di Kipling "If": mi spiegò che aveva rappresentato il testamento spirituale dello scrittore a suo figlio, ancora fanciullo...

Lo stesso aveva voluto fare l'ottuagenaria signora con la sua nipotina e durante gli anni, per non perdere la preziosa poesia, volli incorniciarla e darle un posto d'onore: oggi è ancora lì, nel mio studio.
E nulla toglie alla sua bellezza che se ne dimentichi troppo spesso l'insegnamento, in un mondo, quello di oggi, in cui le tecnologie determinano il modo in cui l'informazione viene veicolata; ma forse, sì, se n'e' persa la sensazione che se ne traeva: dopo tanti e troppo spavaldi declamatori, come tutto ciò che è abusato dalla sequenza televisiva, perde fascino e magia, così quella poesia si ascolta senza sapere, ci si annoia come di fronte ad un panorama di estrema bellezza, ma troppo consueto per trarne i motivi che ne connotano l'eccezionale valore, l'estraneità che risveglia l'attenzione, stanchi di guardare, stanchi di ascoltare, tralasciamo di spiegarla ai nostri figli, come prima cosa, quando si affacciano al mondo delle idee...

Ecco allora che ne è ho pronta una versione, spiegata ed interpretata per quello che la  vita ha potuto insegnarmi, perché resti a futura memoria di cose buone e belle, cui ispirarsi nei momenti bui che tutti noi attraversiamo.

                                                                      "Se"

Se puoi rimanere saldo quando tutti perdono la testa e ti accusano di questo

Nella versione originale parlava di "tenere la testa, quando gli altri la perdono", ossia agire con lucidità... la prima cosa da fare quando... tutto è perduto o quasi...

Se puoi credere in te stesso, quando gli altri dubitano di te
ma tener conto dei loro dubbi

...e qui sottolinea che occorre moderazione ed equilibrio nel giudicare noi stessi e gli altri: aver fiducia in se stessi, non vuol dire essere rigidi di idee, ma disposti a cambiare al meglio ed ad integrare le proprie convinzioni con quelle degli altri, se questo è possibile...ma seppure non lo fosse, continuare a credere in sé stessi, aiuterà a superare il momento difficile.

Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare

...e qui è chiaro l'invito a coltivare la pazienza..

O essere diffamato, senza rispondere diffamando gli altri

nell'edizione originale dice "senza allearti con le menzogne".... accade troppo spesso in questo mondo dove l'arrivismo e la violenza fisica e verbale, vengono ben nascoste da tanti altri orpelli,  sempre volgari e ridondanti...

O se sarai odiato senza rispondere con l'odio

ovvero mantenersi al di sopra degli istinti bestiali, rinunciare a vendicarsi...ma rimanere fedeli al proprio ruolo.

Senza sembrare troppo buono o mostrarsi troppo saggio

un invito all'umiltà di chi impara giorno per giorno, avendo chiari i propri limiti che si sforza di superare con l'intenzione positiva di far bene.Non importa quello che gli altri credono che tu sia: è importante solo quello che tu sai di essere!

Se saprai sognare senza fare del sogno il tuo padrone

ovvero dimenticare la realtà a favore della fantasia e perdere chiarezza, finendo per rendersi schiavi di ombre..i sogni sono il seme della creazione, senza di essi, la vita non esisterebbe, ma proprio per questo devono essere attinenti alla realtà e mantenuti sono vigile controllo, perché il sogno di per se stesso può condurti troppo distante per poter tornare indietro...

Se saprai pensare senza fare del pensiero il tuo scopo

che significa avere sempre chiaro un' utilità del pensiero (Kipling era contrario al sapere speculativo, inutile e prosaico, di cui molti si facevano vanto)...

Se saprai affrontare il Trionfo e il Disastro e trattare allo stesso modo questi due impostori

Questa è una raccomandazione che ho tardato a recepire...non riuscivo a capire perché avremmo dovuto considerare negativo il trionfo: ora so che nel disastro puoi pensare a sollevarti, a reagire, mentre spesso nel trionfo, le mollezze affiorano, il cuore si assopisce e gli istinti si esaltano...meglio la quiete serena, l'accogliere ogni giorno con la stessa disposizione di gioia, sia l'alba che   il tramonto...
Ecco perché "impostori" perché  si presentano come ciò che non sono: il disastro non porta comunque alla sfortuna e il trionfo non promuove sempre la pace del cuore..

Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto,
distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi....

Un passaggio amaro che ha un retroscena di dolore: chi di voi non ha mai provato stupore di fronte alla cattiveria gratuita, come riconoscere che le proprie parole vengano raggirate e private del loro significato, per far sì che noi si appaia più sciocchi, più sprovveduti, più ignobili di quanto non ci sentiamo di essere...quante volte alcune persone si sono finte ignare, mentre  ascoltavano impassibili suonare la campana della nostra condanna, senza fare alcunché per venirci in aiuto...

O guardare le cose cui hai dato vita distrutte

Il mondo non possiede logica, la vita può non essere giusta, le cose che abbiamo non sono realmente nostre, perciò, se le perdiamo, non dobbiamo sentirci defraudati, anche se a farlo sono state la sorte o uomini senza scrupoli: al danno si aggiungerà la pena e a questa la beffa.
Un saggio distacco, meditato con anticipo, ci farà ritrovare la forza per ricostruire, come vediamo nel passo successivo..

E piegarti a ricostruirle con gli stessi logori arnesi

Fa pensare a chi abbia perso tutto dopo una vita di lavoro (e Kipling affrontò diverse sciagure), parla di ricominciare quando non sei più giovanissimo, quando il corpo non è efficiente come in gioventù e il cuore più addolorato...

Se saprai fare un mucchio di tutte le tue fortune e rischiarlo in un unico lancio a testa o croce

Come sappiamo gli inglesi amano molto più di noi le scommesse (scommettono su tutto) e quindi più che un invito è un motto abituale, come a dire : "se hai il coraggio di rischiare, nella vita..."
Ossia di rifiutare l'immobilismo, di creare sempre qualcosa di nuovo, senza paura di cambiare o di perdere una stabilità che, per  sua natura , è sempre illusoria........

E perdere e ricominciare ancora dal principio

Qui tratta della paura più diffusa, quella di perdere ciò che ci è caro, quello che non vorremmo mai lasciare: le nostre ricchezze, ma anche le persone, ciò che ha rappresentato stabilità nella nostra vita..come dire: "Non avere nessun simulacro, nessun attaccamento, perché devi essere consapevole che nella vita puoi perderlo, perciò rimani leggero come il vento e non perderai mai te stesso", aggiungerei...

Senza mai far parola della tua perdita

Questo è il passo che amo di più: infatti si può anche accettare di aver perso ciò a cui si teneva, ma l'animo umano è incline alla nostalgia, al rimpianto per ciò che fu: se però seguiremo questo insegnamento, capiremo il modo in cui la vita va vissuta e cioé momento per momento e allora, sebbene le dolci memorie siano oramai parte del nostro cuore, non ci produrremo nel vano tentativo di disseppellire ciò che giace, ricercando emozioni perdute, non più attuali e così saremo vivi, oltre ogni limite del tempo.

Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi, per servire il tuo scopo..

E qui è evidente che la vita vada vissuta anche nei suoi aspetti di lotta e di perseveranza in nome dell'Ideale che abbiamo scelto di perseguire...capaci di insistere strenuamente, fino all'ultimo respiro, come afferma infatti subito dopo:

quando sono (tendini e nervi-ndr-) da tempo sfiniti

Puoi sentire di non farcela più, di essere sul punto di crollare, ma vai avanti senza lamentarti...

E a tenere duro quando non c'e' più nulla per cui tenere duro

Qui sostiene che puoi aver già perso tutto, nonostante gli sforzi e il tuo stesso  valore, perché la vita è così: inaspettata e a volte crudele, ma anche lì ti dice di "non mollare", cosa potresti possedere ancora di così prezioso? Quest'ultima ricchezza è la perseveranza nei tuoi scopi, la capacità di credere nei tuoi sogni, la voglia di ricominciare e di rimetterti in gioco, sempre, a dispetto delle circostanze e di tutto ciò che ti succede...e seguita infatti:

Se non la tua Volontà che ti dice "tieni duro"

La scuola della vita abbatte i più deboli e non dipende da quello che ti accade: puoi aver affrontato dolore e abbandono, lutti, malattie, disastri finanziari, calunnie ingiuriose e diffamanti, ma esserti ricordato di mantenere fede a TE STESSO, come? Coltivando la Volontà, quel positivo atto dello spirito che ti permette, in base ad una serie di criteri differenziali, di stabilire ciò che va fatto e cosa no...

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù

Quanti di noi  si sono ritrovati abbacinati da una situazione pubblica? Perdendo il controllo o facendosi trascinare da sentimenti ed emozioni..non si dice forse "a furor di popolo"? 
E cosa vuol dire, se non che la collettività attua e si muove con la forza di un branco di bisonti, incapace di virate consapevoli, si fa trascinare dalla forza di un'emozione, come ben sanno i politici di mestiere...
Ma se tu hai cara la tua virtù, cioè lo spirito individualista che anima la tua esistenza, il tuo essere prezioso, dotato di sentimenti e ragione...saprai ergerti su di esse (le folle) e addirittura guidarle...

O passeggiare con i re, rimanendo te stesso....

E non ci si perde solo mescolando i nostri intenti a quelli della gente comune, perché esiste un paradosso assai più insidioso: possono essere anche quelli che adoriamo come re e regine, chiunque rappresenti a parer nostro un alto esempio da raggiungere, chi faccia sfarzo del proprio potere e ce ne offra la possibilità di condividerlo, chiunque sappia far leva sulle personali aspirazioni ad elevarsi , a diventare migliore: in una parola, gli adulatori, i millantatori, come pure coloro i quali sono un gradino sopra di noi per censo, istruzione o ceto sociale e riescano a farci sentire desiderosi di scalare la china del successo...quelli sono assi più pericolosi, perché dietro tali lusinghe il nostro ego può perdersi per sempre...

Se né i nemici, né gli amici più cari potranno ferirti...

Anche qui ho meditato molto: sono una persona in cui alberga una sensibilità quasi dolorosa, ascolto ogni sottile mutamento nella vibrazione esterna..e non è possibile, quando si è così, passare indenni per la fanciullezza e la giovinezza, senza perdere un po' della propria gioia ed apprendere duramente come riconquistarla centrandosi su di sé...ma questo passo mi ha aiutata, perlomeno a capire, se non a praticare, un'arte difficile: quella dell'indifferenza dal giudizio. Ebbene: tener conto di tutto, con capacità di accettare le critiche , quando esse siano costruttive, senza farcene segnare e al tempo stesso riguadagnare il proprio spazio interiore di analisi e di discernimento.
I nemici, quelli, li incontreremo sempre, ad ogni angolo, perché sono il riflesso delle nostre stesse paure, di cui non ci libereremo forse mai. Ma siamo chiamati alla lealtà dell'indifferenza dal nemico, ad accettare le sue armi ed a combattere: la dialettica degli opposti raramente si dimostra di una qualche efficacia nel riunire le opposte fazioni e di per se' stessa scava trincee d'opinione e di risentimento. Ma ci sono pochi, rarissimi casi, in cui due nemici, solo se sono leali, giungono ad apprezzarsi durante la loro contesa ed in alcuni casi, ancora più rari, possono pure sedere alla stessa tavola, senza per questo perdere nulla della  loro contesa o condividere lo stesso desco...
Quanto agli amici più cari che ti feriscono..può accadere più spesso di quanto non si immagini..non avete ricordi di quando questo sia accaduto l'ultima volta? Credo meno di poco tempo fa, se ci penserete bene...Anche io ho fardelli di una vita, eccezionali ovvietà, persone che senza motivo mi hanno lasciato e si serrano da anni in un silenzio borioso, inclini a non dimenticare... a volte capita se all'alba dei tuoi 20 anni, alla tua migliore amica tocchi d' accettare di perderti, quando ti vedesse sposata e prossima a crearti una famiglia, cieca di fronte  al fiume che  scorre. Gli atti vituperati sono semplici e senza spiegazioni. Le persone sono strane: nelle menti più raffinate esistono delle strategia coatte e corrotte e se seguirete il filo d'Arianna, non è detto che vi porterà al di fuori del labirinto...

Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo

Ogni persona ha diritto di essere accettata ed amata, considerata e compresa: gli altri non solo sono fratelli, ma sono parte di noi stessi: come lo è il mondo attorno a noi. Non dobbiamo produrci in opere disumane: basterà essere presenti quando qualcuno avrà bisogno di noi, senza voler aiutare quando non sarà richiesto, senza attardarci dietro a chiacchiere. Agire quando sia necessario e giusto, consolare ed esserci.Ma nel far questo, dovremo rifuggire un pericolo in agguato, che è quello di attaccarci alla persona che stiamo aiutando o che si è rivolta a noi. Quest'impulso è umano e non è un cattivo impulso, purché non ci si aspetti troppo da quella persona. E' buona cosa aiutare senza aspettarsi nulla, sopratutto nulla in cambio. Essere in grado di agire in questo modo ci libererà dalle catene della sofferenza e ci renderà davvero indipendenti e felici.

Se saprai riempire ogni inesorabile minuto, dando un valore ad ognuno dei 60 secondi...

Quest'esortazione si riferisce al dover vivere con consapevolezza, non tanto agendo in modo compulsivo, ma riempiendo ogni momento della nostra vita con la nostra presenza mentale e spirituale: essendoci, cioè, senza trovarci altrove con la testa..solo così la vita può essere vissuta con pienezza!

Sarà tua la terra e tutto ciò che è in essa

Ossia potrai fare un uso assennato dei doni che ci sono stati dati ed essere felice, gioendo di tutta la meraviglia del creato!

E, quel che più conta, sarai un uomo, figlio mio...

Essere un uomo ha a che fare con valori morali, con profonde convinzioni che non possono essere studiate sui libri, ma apprese secondo l'esperienza, saggiamente guidata da quei precetti profondi che fanno la vita degna di essere vissuta e la considerazione di "essere uomo/donna" con tutto il potere contenuto nella possibilità di creare in bellezza, onestà, virtù e fantasia.
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Credo che mai nessuna poesia abbia espresso con tale chiarezza i principi di tutte le religioni, di ogni possibile rivoluzione dell'anima, di ciascun impulso personale a creare in bellezza e saggezza per se stessi e per gli altri.
Credo che sia nostra cura ricordarlo spesso e sì, siamo umili: rileggiamo tante e tante volte questa bella poesia, sino a farla nostra, a conoscerla in tutta la sua bellezza.....

"Se"

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!"

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
(R. Kipling)

Pace e Luce





venerdì 27 giugno 2014

Questi fantasmi

Dove albergano i ricordi?

Le ombre del passato sono costantemente  presenti nella nostra vita, ci avvolgono in ogni momento e spesso ci fanno compagnia, come quando si invecchia e si ama circondarsi di fotografie, come se quei volti familiari fossero ancora lì, proprio per noi, più spesso tentiamo solo di esorcizzare l'orrore della morte o addirittura del nulla, per chi non sia credente, altre volte quel viso familiare ci rende meno penoso il distacco e, di giorno, in giorno sembra essere ancora parte della nostra vita...

La passione per i fantasmi

Ma quando ero piccola, l'idea di vivere in un mondo popolato di esseri incorporei, alimentava in me la sensazione di abitare un luogo magico, dove potevano esserci  consigli e trovate geniali, raccontate da amici immaginari: tutti i bambini sembravano avere un amico immaginario ed il fatto di non sentirlo, di non riuscire a contattarlo, sembrava quasi indispettirmi..ascoltavo molto bene invece la voce di Gesù o era quella del sacerdote che diceva messa? Era così ispirato e guardava oltre l'altare maggiore, mentre dall'alto della navata quel fascio sgargiante di luce illuminava i vetri colorati, inondando di luce il capo del prete, così assorto, così ispirato, che non lasciava dubitare che fosse davvero il messo di Dio...
E tutta la mia vita, allora, si componeva in un quotidiano vessillo: sapienza, saggezza, buona costumanza, ordine, diligenza..e al di fuori di questa c'erano loro, i fantasmi, che le mie suorine preoccupate non volevano nominassi, che si agitavano impalpabili nelle soffitte delle mie prozie..tra candelabri antichi e cappelliere che odoravano di naftalina..in attesa di essere riutilizzate, un giorno, chissà quando...

Il fantasma del nonno

Così, un giorno accadde che un parente venne a mancare d'improvviso: era la prima perdita importante della mia vita e mentre mi rattristavo dei  visi affranti dei miei genitori, non potevo fare a meno di pensare che senza meno il defunto sarebbe venuto a trovarmi e quell'idea all'improvviso non mi era sembrata  così confortevole...
Nonno Arnaldo era stato un nonno burlone, un eterno giullare, si beava di innocenti scherzetti che mi facevano piombare in un tetro malumore, quanto invece facevano ridere lui, a crepapelle, convinto di poter giocare con me come con una bimba più grande: abituato a tirar su figli maschi, l'eccessiva sensibilità di questa nipotina lo stupiva e non si rendeva conto di quanto fossero frustranti gli scherzi con fiori che spruzzavano acqua e quelle monete che sparivano proprio sotto il mio naso, riapparendo dietro un orecchio...molto del mio malumore era dovuto anche all'eccessiva attenzione di mia nonna, che non mancava di rimproverarlo aspramente, quando metteva a dura prova la mia pazienza con i suoi esperimenti di destrezza...e di questa consapevolezza mi facevo forte.
E quando scherzava, a volte con impietosa arguzia, mi illustrava doviziosamente il compito  cui era deputato un bravo fantasma e cioè quello che avrebbe fatto lui, una volta morto: avrebbe tirato l'angolo della mia  coperta, ululato trascinando catene fuori della porta e via così in un susseguirsi di disastrosi eventi...

 Cosa sono davvero i fantasmi

Ma mio nonno non venne mai a trovarmi  e neanche gli altri parenti anziani, che sparirono all'improvviso dalla mia vita, neppure mio padre lo fece, che pure se n'era andato in un afoso pomeriggio di giugno, senza poterlo salutare un'ultima volta, portandosi dietro la sua giovinezza e tutte le mie favole...

Attesi a lungo, ma solo dai  sogni, papà mi rassicurava della sua pace e del suo amore.
Negli anni seguenti capii che gli spiriti che infestano le case non sono quelli dei trapassati, ma che  possiedono una forza oscura, spesso si alimentano di disgrazie e di animi sofferenti e  che le nostre stesse paure possono mescolarsi ai  suoni macabri che riecheggiano nelle vecchie dimore, sollevando polvere di ricordi  e sensazioni sinistre: un alito di vento, il cadere di sassolini sul pavimento....seppi che tutto questo poteva aprire dei vortici molto profondi, dove sarebbero cadute la coerenza e la stabilità di una persona..così chiusi quel capitolo della mia vita, non vi guardai più, satura di quelle ultime esperienze di terrore puro.
Gli sguardi di chi ascolta ora potranno volgere al riso o essere ammiccanti, ma vi giuro che era stato così: si erano manifestati, ma non erano affatto i fantasmi degli antenati, erano i fantasmi di un passato sepolto, che non mi apparteneva, una memoria collettiva veicolata da uno stato di abbacinamento..ora sapevo che la paura poteva creare oceani di oscurità.

La casa degli spiriti

E perché tutto questo possa essere meglio compreso, lo racconterò ancora una volta, riportando alla mente  quella settimana che avevo deciso di trascorrere sulle montagne, nella vecchia casa isolata e di quel pomeriggio quando  attraversai  il torrentello che separa l'abbazia dell'anno mille dal resto del vecchio feudo.
 Lo facevo in fretta, con le scarpe strette in  mano e l'orlo del pantalone rimboccato, i piedi agili saltavano sui ciottoli levigati, con l'acqua che scorreva cristallina...ma mancava poco all'imbrunire e avrei oltrepassato il confine del vecchio cimitero di campagna prima di sera, almeno prima che le lucine delle tombe fossero visibili, simili ad un chiarore misterioso che proveniva dal  cancelletto d'ingresso arrugginito.
 Io, invece, avrei rivolto lo sguardo verso casa, mentre nel mio cuore si sarebbe agitata una certa meraviglia estatica per la  perfezione del luogo, quasi  un magnifico set cinematografico per un film horror e mentre ascoltavo ogni mutamento cosciente del mio stato d'animo, avevo rimesso le scarpe e aumentato il passo.
Ma il vecchio casolare era vicino, poco oltre la curva apparivano i lampioncini già illuminati, con un po' di vapore attorno, dovuto all'umidità della sera ed  io intanto mi affrettavo, scomparendo rapida tra le ombre allungate dei cipressi, lungo quel viale che sembrava non finire mai.

Notte di tregenda


Quella sera non riuscii a studiare (stavo preparando un esame all'università), ma rimasi in ascolto di quello che mi parve il lamento di un uccello notturno,monotono e spettrale. Accesi la luce nel salottino accanto alla stanza da letto: era una vecchia casa, dove l'arredo era costituito per la maggior parte di vecchi mobili inutilizzati delle case di città e perlopiù scuri ed austeri, sembravano osservare una sintonia silenziosa, mentre dalle pareti i ritratti di visi nobili, spiccavano severi e inquietanti. Spensi la luce e tornai in camera, presi un romanzo in mano e, senza troppa intenzione , mi immersi nella lettura...
Il primo dei fatti inspiegabili

Ma non era trascorsa un'ora, che il vecchio orologio a pendolo iniziò a scoccare sinistri rintocchi, cigolava un poco, mentre il suono si espandeva nelle stanze della vecchia casa.....era la mezzanotte e tutto era avvolto in una strana atmosfera ovattata. Ancora una volta spensi la luce e mi risolsi di dormire, ma dalle tende di pizzo filtrava  il biancore quasi  latteo di una magnifica luna: era rassicurante e spettrale al contempo, contenni un brivido e mi girai su di un fianco...fu allora che accadde il primo dei fatti inspiegabili che avrebbero tormentato quella notte di tregenda.
 Poteva essere trascorsa mezz'ora, ma non ne sarei certa, quando d'improvviso la porta della stanza fu scossa da un boato sordo. Sembrava che un colpo potente si fosse abbattuto sul vecchio infisso, facendolo tremare e poi spalancare davanti ai miei occhi increduli... visto che poco prima mi ero assopita, quel baccano mi aveva risvegliata di colpo, sentendo i battiti del cuore soffocarmi la gola. Ma poco, a poco ripresami dallo spavento, risolsi che doveva essersi trattato di una corrente d'aria, nulla di più. Faticai un poco a trovare una spiegazione, ma poi spensi la luce dell' abatjour e mi rimisi a dormire, non senza prima aver assicurato la porta della camera (che non aveva chiavistello) con una grossa poltrona davanti, che ne serrasse l'uscio.

Un secondo colpo fa tremare la porta

Ma erano trascorsi solo pochi minuti, quando un secondo tonfo, più forte e devastante del primo, si abbatté di nuovo sulla porta...
"Chi è?" ebbi il coraggio di urlare, ora seriamente impressionata...ma dalla porta chiusa non proveniva più alcun rumore, solo i miei cagnolini sul letto, avevano preso ad abbaiare e ringhiare verso l'ingresso...
Allora mi  feci coraggio, mi alzai  e perlustrai la casa: scesi  dabbasso, costeggiando le vecchie alabarde appese alla parete, oltrepassando l'armatura lucente, esposta lungo la scala e scostando lo sguardo dal  putto di alabastro, portatore d'acqua vittoriano, che troneggiava maestoso all'inzio della rampa... e scesi fino all'ultimo gradino, dove un'atmosfera quasi solida mi accolse, con l'irrinunciabile certezza che l'aria apparisse satura di qualcosa e fosse  pesante.

Il cagnolino abbaiò a qualcosa che non riuscivo a vedere

Mi obbligai però ad essere razionale e poiché le porte erano chiuse e le finestre tutte serrate, tornai a dormire. Finalmente presi sonno, ma non avrei saputo dire quanto tempo fosse trascorso, quando  sentii  l'ululato sinistro del mio barboncino e  mi svegliai di soprassalto...alla luce fioca della lampada, vidi che sembrava abbaiare ad un qualcosa che io non riuscivo a scorgere, ma che, seguendo lo sguardo del cane, stava compiendo una virata tra l'angolo della parete di fronte a noi e l'immagine sacra appesa sopra il letto.
Dopo questo fatto, il cane si calmò e tutto tornò tranquillo.Tranne io, chiaramente, che già supponevo che non avrei potuto dormire ancora .


Rumori sinistri e mobili trascinati

Vegliai allora per un po', lasciando accesa la luce nel corridoio... ma erano trascorsi solo pochi minuti, quando iniziai a sentire dei rumori fortissimi dabbasso..come mobili pesanti che venissero trascinati dovunque...saltai giù dal letto, convinta di aver trovato la causa di tutte quelle stranezze: doveva trattarsi di ladri o di qualcuno che si era introdotto di nascosto, forse per rubare..così scesi le scale in silenzio, accostandomi dietro la porta chiusa del salone principale. Tutto taceva, dunque aprii la porta ed entrai piano:....nel salone non c'era anima viva e tutto era come l'avevo lasciato, anche i mobili erano tutti al loro posto e le porte e le finestre serrate. Risalii così le scale di malavoglia: mi sembrava di avere le gambe pesanti, per la stanchezza, ma anche per una strana sensazione che serpeggiava in me, espandendosi dal centro del mio essere, sembrava dare elettricità al mio corpo esausto...era adrenalina..paura...
Cercai allora di non pensarci, mi rimisi a letto e dopo una lunga telefonata con la mia famiglia, pur senza  avere dato troppo peso alle loro raccomandazioni, mi ero però convinta  di avere a che fare con manifestazioni non spiegabili razionalmente.

Ticchettii sinistri


 Ero oramai all'erta e fu allora che  la manifestazione si fece evidente ed iniziai a sentire un ticchettio disordinato...quasi il ridere di bambino, ma che poi però si mescolò ad un altro rumore..come se mille sassolini fossero gettati d'ogni dove attorno a me, erano tantissimi ed intorno al letto cadevano ovunque..anche se  non potevo vederli...
Tutto questo mi  sembrò durare un tempo infinito, poi, di nuovo , il silenzio.
Quella notte non dormii più e decisi di rimanere sveglia ad aspettare l'alba oramai prossima.

Una vera storia di fantasmi

L'indomani la casa si riempì di gente e quelle manifestazioni non ebbero più luogo, se non nei racconti appassionati che ne feci tante volte, di fronte a camini accessi, nelle sere di tempesta o in quelle notti d'estate in cui è bello sedere sotto le stelle e chiacchierare di fatti misteriosi...
 Oramai da tanto tempo non raccontavo questa storia, non almeno da quando abito quella stessa dimora e i miei angeli hanno potuto consolare le anime sofferenti che l'abitavano...dando conforto e proteggendo:...
tra il cielo e la terra ci può essere un accordo e si trova qui, in queste terre selvagge e dimenticate....
punto di scontro di forze telluriche e misteriose presenze...

Seppi da allora che non bisognava mai invocare i defunti, capii che ricercare le manifestazioni spiritiche può essere molto pericoloso, che tutto questo potrebbe aprire  la porta ad essenze primordiali, disincarnate o  espandere fluidi magnetici, che si nutrirebbero della nostra stessa paura...
Ora sapete che può succedere, anche a voi.

Perché pregare

Pregare può servire:  può aiutare a scacciare queste vibrazioni il più lontano possibile dalla nostra coscienza, perché esse si nutrono del nostro buon umore e soffocano la nostra intraprendenza: ecco perché dobbiamo  pregare, perché ci si possa invece avvicinare alla Luce, anziché essere attratti dalla tenebra, accettando ogni giorno un nuovo dono, una nuova speranza, un nuovo orizzonte in cui creare.... finché il giorno non muoia, finché ogni alito sopravviva nella gioia...per sempre....preghiamo stasera insieme alle 22.

E ogni spirito sia libero....
Pace e Luce

venerdì 20 giugno 2014

Pioggia d'estate

Per cominciare vi offro un thè

Vi preparo un thè e mi accomodo accanto a voi..fuori piove ed è una pioggia dolce, estiva, rinvigorente e mentre la natura tutta si tinge a festa e le piante gioiscono...sedete vicino a me...
A volte bisogna chiedersi a che punto si è arrivati e poi dove conviene e  si vuole giungere: molto lontano o solo oltre la collina?
Forse, per capire cosa sia giusto fare, dobbiamo solo oltrepassare l'argine del fiume e avventurarci poco oltre, nella radura satura di profumi di legno e di tiepide fragranze di fiori di giugno, appena dischiusi tra baccelli e ombre di fine primavera...

Le radici della sofferenza

Siete già giunti alla vostra giovinezza e poi ancora più indietro alla fanciullezza..forse le radici della sofferenza sono proprio lì, nascoste sotto la paglia raccolta...forse potrete riscoprire con essa anche un poco del vostro dolore e liberarvi per sempre di quelle zavorre che appesantiscono il vostro cammino...ma se essa fosse ancora più profonda e si avvinghiasse salda come un'edera limacciosa al terreno..allora è alla vostra infanzia che dovrete giungere e senza indugio accorrere in aiuto del vostro spirito...

A volte ci sentiamo profondamente incapaci di rintracciare l'evolversi di una sensazione, ne siamo schiavi e lasciamo che ci avvolga, assolutamente abbacinati da essa..così è per gli artisti, per i poeti, per coloro cui le spire della sofferenza agiscono come catapulte della sensazione..mentre altre miti e quiete creature nascondono oblii di sofferenza..come la mia amica Lisa, una bimba dolcissima, cui la vita aveva riservato un destino dolorosissimo.

Lisa, figlia dell'amore

Lisa era figlia unica, i suoi genitori erano due pittori di grandi speranze, a cui la vita aveva riservato più di qualche delusione e che erano già grandi quando si erano uniti, andando a vivere in un'antica casa di campagna. 
Quando la mia amichetta era nata, era stata una festa, un tripudio..un'innegabile felicità..ed era tutto un dipingere questa bimba bella dai capelli d'ebano e gli occhi celesti. 
Ricordo ancora i giochi nel suo giardino, le feste e le leccornie preparate per noi bambini dalla sua mamma.
Ma la gioia non durò, le difficoltà a vendere i quadri, l'incapacità di gestire la situazione dei debiti e purtroppo quando il suo papà venne a mancare,all'improvviso, vittima di un infarto, la situazione precipitò.
Da quel giorno iniziò un periodo oscuro: la mamma non riuscì a sopportare l'assenza del suo amato ed iniziò a lasciarsi andare, un giorno alla volta, con la tiepida volontà di quelle creature leggiadre, cui il sole dell'esistenza dissecca lentamente gli entusiasmi e i sorrisi...
La mamma di Lisa non sorrideva più e guardava oltre la finestra aperta, oltre il confine del cielo.
Trascorse qualche anno e la situazione non accennava a migliorare e fu fatto il possibile per riportare alla ragione la donna, con quelle pratiche disumane che erano gli elettroshock.
Ed ecco allora che la donna giaceva sui cuscini, con le labbra dischiuse, gli occhi pieni di lacrime, lo sguardo perduto...altre volte cantava e pettinava dolcemente i lunghi capelli neri della sua unica bambina, mentre lei la osservava silenziosamente.
Una notte, almeno così lo ricordava Lisa, ci fu un gran temporale e tra lo scrosciare dell'acqua e i tuoni abbaglianti, volle immaginare un carro che scendesse dal cielo e portasse  la sua mamma a raggiungere il papà...
Il giorno dopo una zia la informò, senza troppa grazia, che la mamma, malata da tempo, era morta.
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Lisa fu portata a vivere da una lontana parente e lì, accomodata con altri 2 ragazzi e due bimbette di pochi anni  nella misera casetta di 3 stanze, le furono impartite le prime rudi lezioni di vita.
Non poteva dipingere, non poteva cantare, mentre doveva subire sberleffi e storpiature del suo nome: la sbeffeggiavano perché la sua famiglia era stata altolocata e i ragazzi la canzonavano con dei commenti ascoltati dai genitori : "Lisa figlia dell'amore, Lisa figlia dell'amore", le gridavano dietro..
Erano gli anni 50 e in una famiglia povera c'era molto lavoro da svolgere: ogni giorno occorreva andare nel campo a raccogliere poche erbe per fare da pranzo, poi rigovernare la stamberga umida e badare alle cuginette, lavare i panni alla fontana e così via; lo zio tornava sempre un po alticcio, perché si fermava a bere all'osteria e tutti loro, che normalmente erano vocianti, dovevano osservare un assoluto silenzio. La zia serviva la minestra riscaldata sui fornelli della cucina a carboni ed il vecchio imprecava e si lamentava inveendo.
Poi Lisa rigovernava la cucina, mentre la zia cuciva e rammendava. Era quello il momento in cui i parenti iniziavano a parlare ed il più delle volte lo facevano per inveire e maledire, sparlare e calunniare chiunque di cui si venisse a discorrere...Lisa aveva pure scoperto che questa angosciosa consuetudine li rendeva quasi felici: sfogavano la loro malavoglia di vivere nello scagliare vituperi e maledizioni verso parenti, conoscenti, vicini o malcapitati visitatori. L'abitudine a parlar male, con aria guardinga e fosca, gli occhi stretti e le labbra serrate , la fronte corrugata, li rendeva addirittura più disponibili con lei e con le due bimbe più piccole e meno intolleranti ai giochi dei ragazzi, i quali, avvezzi a quell'abitudine scellerata, si divertivano a provocarli: "Allora, la Marietta si è fidanzata con Gino?" chiosavano e quelli: "Che sia maledetta quella poco di buono, il padre mi doveva 5000 lire e se le è portate nella tomba!" e via giù accidenti e scomuniche, mentre la zia agitava nervosa  il lenzuolo consunto, a cui l'ennesimo rattoppo aveva reso la stoffa così rigida, che dormirci sopra sarebbe stato quasi impossibile..
"Vai a prendere dell'altro vino in cantina" le ordinava allora lo zio e Lisa obbediva, ma già sapeva che di quel passo presto sarebbe caduto addormentato sulla tavola, con l'orlo dei pantaloni scucito che pendeva oltre il bordo della sedia e un rivolo di saliva maleodorante avrebbe spumeggiato nel suo russare sonoro.
Allora e solo allora, di nascosto, sarebbe scesa di nuovo in cantina, avrebbe tirato fuori le sue matite e si sarebbe messa a disegnare: poteva farlo solo in gran segreto...
D'altronde, questo fosco quadro familiare non la sconvolgeva più  tanto. Anzi, aveva scoperto che la maldicenza rendeva  gli zii più clementi nei suoi confronti: sparlare degli altri li avrebbe distratti dal rimproverarla  come accadeva di solito. Si rese conto che i suoi zii appartenevano a quella triste genia di persone che si prendono la briga di giudicare il mondo e che, attraverso quel giudizio, ritengono di avere il diritto di amministrare una giustizia tutta loro, fatta di maledizioni e anatemi, di autoglorificazioni e di vittimismi.
Scoprì che se c'e' qualcuno cui farla pagare, nessuno ti chiede più se hai svolto bene il tuo dovere e che  chiamare in causa gli altri, è più facile che guardarsi dentro.
Sentiva che erano così grevi e rozzi da darle la nausea, ma capiva  pure, come solo i bambini sanno fare, che la sua vita dipendeva da quanto fosse riuscita a schivare le persecuzioni e la cinta dello zio.
Prese l'abitudine di giudicare, prima di essere giudicata, di negare, prima che qualcuno la interpellasse, di ricorrere a stratagemmi per ottenere favori o l'affetto di qualcuno.
Non era il suo mondo e si adattò, un poco alla volta.
Quel vivere fu un'eredità pesante, che scatenò una serie di conseguenze nella sua vita: dal matrimonio con un ufficiale di fanteria, che non avrebbe mai amato, all'indulgere in bugie per autogratificarsi o per raggiungere  ciò che desiderasse ottenere.
Ma era profondamente infelice e quando la reincontrai, stentai a riconoscerla: non era già più quella bimbetta dai lunghi capelli neri, ma una donna robusta, con uno sguardo annoiato e guardingo e la morte nel cuore.
E raccontò tutto in una lunga notte di confessioni...
Mi convinsi a rimanerle accanto per un po, trascorremmo insieme una settimana sulle nostre amate montagne, alla fine della quale riconobbe di non essere  la donna che avrebbe voluto diventare.
Ci prendemmo l'un l'altra le mani, stringendole forte e decidemmo di rimanere sempre in contatto,scrivendoci dai  due opposti della penisola:  non ci saremmo mai  più allontanate.

Da vittime a carnefici

Quando accade di capire che siamo ad un punto morto, scopriremo che la nostra vita può cambiare: potremo scegliere se rimanere dove siamo, oltrepassare quel punto o addirittura usare quella sofferenza per capire dov'e' l'errore. Se non lo faremo, se lasceremo trascorrere quel momento, allora diverremo a nostra volta carnefici, incapaci di creare, sfortunati e scellerati.
Per fortuna Lisa aveva ancora speranza nel cuore: radunò tutti i suoi desideri nelle sue tele e nei suoi colori  e si rimise a dipingere, scoprendo un poco alla volta ciò che aveva dimenticato: che il mondo va vissuto e la gente va perdonata, non una , ma 10 , cento volte e sopratutto capì che dobbiamo perdonare noi stessi e non smettere mai di farlo e che, alla fine, lei era veramente figlia dell'amore.

E voi, avete qualche cosa che volete vi sia perdonato? O siete voi stessi che non riuscite proprio ad accettare ciò che siete diventati? Siete intolleranti verso chi è diverso da voi?
Se  potete sentire questo, se riuscite a guardarvi dentro, allora siete salvi: il vostro futuro è ancora nelle vostre mani, non una, ma dieci, cento volte.E quel ch'è più : potete cambiare rotta.

Come uscirne

Preghiamo stasera per riuscire a distaccarci dalle menzogna e dalla maldicenza, accettiamo con comprensione l'errore degli altri, come fosse il nostro stesso errore, perché è davvero così: quello che ci circonda è parte di noi e solo ascoltando il nostro cuore, taglieremo le funi che legano il nostro vascello.
Quello che ci ha influenzato da bambini non deve per forza modificare la nostra vita: occorre supportare il nostro intento, purificare la nostra mente e promettere con ardore di perseguire la strada della Luce.
E allora scoprirete che siamo liberi di veleggiare.. fin là dove il mare si fonde con il cielo...
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Avete finito di bere il vostro the'?

Pace e Luce

venerdì 13 giugno 2014

Le due leggi segrete della Realizzazione

Il cammino di un'anima

"Sono Giulietta e sono incapace di qualsiasi atto di volontà".
Aveva affermato queste parole con un singhiozzo rapido, subito soffocato e si vedeva che non avrebbe voluto essere lì, a confessare quella sua "colpa".
L'anima è sempre libera di creare
Ci trovavamo al termine di uno dei miei incontri con il gruppo degli angeli e avevo appena finito di parlare della necessità di  imporre a noi stessi la vita che vorremmo vivere...
Guardai Giulietta, si trattava di una bella donna, sulla cinquantina, aveva gli occhi profondi e scuri, le mani bianche e piccole, il collo aggraziato, ma la sua croce era da sempre stato il peso: portava con se un corpo in cui non si riconosceva più da oltre 20 anni.

Non ho mai  avuto amore

Non cercai di fermare quel torrente in piena che fu il suo discorso, era giunta ad uno dei miei incontri  stagionali  e avremmo avuto un po di tempo...:
"Sin dall'infanzia mi sono sentita brutta e maldestra, papà e mamma erano molto occupati e sono stata cresciuta da una zia e lei, per tenermi buona, mi dava un'infinità di dolcetti e cioccolate...sin da bambina ho avuto problemi di peso... e di fede...".
Mi sorprese la sua affermazione e azzardai a chiederle: "Perchè parli di fede?"
"Vedi, Mirina, le poche volte in cui sono dimagrita è quando mi sono sentita veramente amata, io non sono mai stata amata e a maggior ragione ora, con due divorzi alle spalle, senza figli, sono terribilmente sola : non solo, ma non ho più fiducia negli uomini e neanche in Dio", aggrottò la fronte, come se stesse per confidarmi un segreto: "Sei la prima a cui riesco a dirlo:  io trovo nel cibo consolazione e conforto, ma ora il cibo mi sta uccidendo", volse lo sguardo altrove, quasi volesse distoglierlo dal suo corpo gonfio, ingrossato a dismisura, che portava con difficoltà  nel cammino quotidiano e inghiottì a fatica qualche lacrima.

Abbracciare è accettare

Avrei voluto abbracciarla, perché nel mio modo di essere, il conforto deve essere prima fisico: entrare in risonanza con una persona significa dapprima amarla e poi  dimostrare d'impeto ciò che sentiamo per lei.In quel momento io non esisto più, esiste solo il desiderio di alleviare e l'affetto che  sorge spontaneo nel cuore.
 Ma sapevo troppo bene che il fastidio e il disagio che provava per se stessa, l'avrebbero portata a rifiutare qualunque manifestazione d'affetto.
Il suo problema l'aveva portata da molti psicologi e psicoterapeuti, ma il suo disagio, fondato su un disconoscimento di se, la rendeva intollerante alle sedute e per questo non era mai riuscita a portare a termine una terapia. Solo una volta, ricordava, si era innamorata del suo psicologo ed in quel periodo era riuscita a dimagrire...poi, la delusione e tutto era tornato come prima , se non peggio.
Giulietta un tempo lavorava in un bar e faceva la cassiera, ma la sua condizione e l'insofferenza nei confronti della gente, l'avevano un poco alla volta fatta desistere. Ora viveva con la madre, in una casetta, tirando avanti con la pensione di quest'ultima....le aveva tentate tutte, per dimagrire, ma nulla sembrava essere efficace e il suo cuore era sempre più cupo e diffidente.

Vuoi davvero essere aiutata?

Perciò attesi che il suo sfogo fosse terminato e iniziai a parlare del tempo, di quel che stessero facendo gli altri intorno a noi,  provocando in  lei un moto di insofferenza : si era subito stupita che non dessi importanza a quel suo discorso così pesante e doloroso....
Quando me lo fece notare, le dissi quel che dico a tutti coloro che soffrono, dopo un bell'abbraccio: "Vuoi davvero essere aiutata?"
A volte le persone hanno bisogno dei loro guai per sentirsi vive, si affezionano al "sintomo", al motivo del dolore, si sono talmente abituate che nient'altro riempie altrettanto la loro esistenza.
Altre volte arrivano a percepire il dolore come un compagno di vita, senza il quale si sentono perse.
Giulietta avrebbe dovuto cercare un nuovo terapeuta adeguato, che la conducesse verso un percorso di guarigione fisica e psicologica, ma per farlo doveva iniziare a fidarsi di se stessa, capire che assecondare la sua natura, in quel momento, l'avrebbe senz'altro portata verso il baratro.

Capire quando abbiamo bisogno di aiuto

Doveva accettare di non essere in grado di andare avanti. Quando capiamo questo, siamo vicini alla sponda e, forse, non annegheremo. E non si tratta di rinunciare al proprio giudizio o alla propria personalità, ma solo di cercare delle persone (nel suo caso terapeuti di fiducia), ai quali potersi affidare, senza desistere dopo le prime settimane.Persone in cui credere e forza per iniziare a farlo.
Il mio compito, allora, era quello di farle ritrovare la capacità di decidere e di sentire di avere ancora molte risorse per poterle far compiere questo passo importante.

L'amore è un salvagente, ma poi dobbiamo costruire una barca solida

Passarono molti mesi e un giorno lei mi chiamò, più in pena che mai: era molto innamorata di un uomo e sentiva di non esserne corrisposta. "Bene" le dissi, " il destino ti ha dato un'altra possibilità".
 "L'amore è un grande maestro di vita e, se seguirai le sue strade, non potrai sbagliare".
Parlammo a lungo ed il sentimento che provava per quest'uomo, le diede la forza di rinunciare ai suoi preconcetti ed al suo adattamento negativo, che le impediva di cercare una soluzione valida alle sue sofferenze.
Dopo pochi incontri insieme, fu in grado di recarsi da un medico della sua città e, assieme ad uno psicologo, iniziò un percorso di ristabilizzazione. Nel frattempo continuavamo a sentirci e mi metteva al corrente dei suoi progressi, mi parlava del suo amore e cercavamo di scaricare il più possibile la sua tensione verso quegli avvenimenti. A volte erano chiacchierate, altre volte si facevano progetti : ma aveva ricominciato a pianificare e provava gioia nel farlo.

Accettare i consigli e monitorare il proprio cambiamento

Le consigliai di integrare il percorso con delle meditazioni preparate ad hoc, come quelle che propongo nel mio percorso, per aiutarsi ad entrare in contatto con la sua Saggezza Profonda.
Era pronta per il passo successivo e avrebbe compreso di trovarsi a tu per tu con la sua anima immortale, capace di darle tutto il supporto e la forza di cui aveva bisogno.
Il  Maestro è in noi
Dopo quasi un anno, Giulietta era irriconoscibile, era dimagrita molto, ma non solo, si sentiva davvero meglio.
Non era più così sicura di dover soccombere di fronte ad ogni fatto della vita, sopratutto quando qualcosa non andava per il suo verso, non se ne risentiva troppo. Mi rassicurava che, senza quegli inciampi e senza la sua profonda sofferenza (che ora consisteva nel  non essere nelle grazie del suo amato), non sarebbe mai stata in grado di cambiare.



Mai divenire schiavi del nostro senso di possesso

Ci rimaneva così un passo importante e cioè capire in che modo avrebbe funzionato quella nuova alchimia.
Il carattere di una persona, le sue esigenze primarie, la volontà di trascendere l'egoismo e la brama, sono alcune delle caratteristiche di uno spirito evoluto e quando ci rendiamo conto di questo, stiamo veramente superando la barriera.
Lo psicologo le aveva raccomandato di non proporsi di conquistare a tutti i costi quell'uomo, per non divenirne ossessionata, ma lei continuava a dire che era cambiata grazie a lui..ma lo era davvero?
"Cara Giulietta", le dissi " quello che è successo è che hai indossato il tuo abito migliore per le feste, hai modulato la tua vita sull'amore per quest'uomo, rincorrendo un ideale nobilissimo, ma ora devi fare un salto di qualità. Che tu lo voglia o no, la vita ti farà scoprire uno dei segreti più difficili da conquistare, per poter vivere ottenendo ogni delizia e ogni bene noi si voglia.
Tutti i processi della vita, sia quelli che chiamiamo eventi, sia le persone che incontriamo, sono manifestazioni dell'Energia Creatrice, la stessa energia che ci è stato dato di poter accogliere in noi.

La vita non è il dipinto, ma l'atto del dipingere

"Dovrai rimanere all'erta ed essere sempre pronta ad ogni messaggio...", le dissi
Lo stesso dico a voi, miei cari amici: ci sono 2 elementi essenziali perché il quadro della nostra vita possa essere dipinto in bellezza ed armonia, gli stessi di cui parlo ai miei assistiti al termine del loro cammino di consapevolezza.Queste leggi mi sono state comunicate negli anni dai miei Angeli, perché potessi farne dono a coloro che si fossero impegnati a migliorare il loro cuore.
La vita è proprio nel dipingere il quadro e non nell'ottenere ciò che vogliamo.
 Questo è proprio il modo attraverso cui si manifesta la Creazione.
Rinunciare al cuore per usare la mente è sbagliato, come pure inibire la mente e seguire solo l'emotività.

Vi ho dato modo di scoprire da voi stessi il mistero..siete riusciti a farlo?
Ricordate: ci sono 2 criteri attraverso i quali ricomporre il puzzle.... e non hanno nulla a che vedere con il ragionamento analitico o l'ovvietà..praticate questi e otterrete ogni onore e gloria.
E ricordate, senza sforzo e senza impegno, non potrete mai trascendere voi stessi!

Invito tutti a pregare stasera alle 22, per chi è ancora immerso nella nebbia della coscienza, per chi sia lontano dalle proprie aspirazioni di una vita ricca e prospera in senso profondo, per chi vorrebbe, ma non può, per chi potrebbe, ma non vuole, per eliminare i dubbi e la mente che ostacola il flusso dell'energia che crea, perché sia per tutti e non solo per pochi...
Pace e Luce


venerdì 6 giugno 2014

L'età dell'oro

Sei giunto dove volevi?

Qual'e' l'età di cui hai più ricordi felici? E se potessi guardarti dentro, quali sono le immagini che vorresti rivivere nella tua vita attuale?
Troppo spesso conduciamo una vita insensibile a ricordi e speranze, procediamo come automi lungo il cammino che ci siamo scelti, spesso incapaci di capire che la vita può e deve essere vissuta come un grande opportunità e quindi considerare il cambiamento come via d'uscita e non di catastrofe.
Per essere opportuna, la vita, deve essere confacente ai nostri desideri, svolgersi in un'atmosfera serena, armoniosa e dovrebbe essere sempre condotta nel decoro, mentre lo sfarzo dovrebbe essere limitato al consentire alla natura di esprimersi intorno a noi con maggiore libertà.
Se non stai vivendo così, non puoi essere davvero felice e devi avere il coraggio di cambiare, prima che sia la vita a cambiare te.

Conquistare la condizione essenziale

Purtroppo le immagini condizionanti che vengono offerte dal balcone più frequentato del mondo (la televisione) ed ora anche da alcuni canali tematici sul web, tendono ad inculcare delle specifiche condizioni irrinunciabili di pseudo-benessere, togliendoci la forza di capire che dovremmo prenderci cura di noi stessi, privilegiando alcune essenzialità.
Una di queste è la ragionevole opportunità di avere un poco di tempo da dedicare alla famiglia ed ai figli, un poco di tempo da dedicare a noi stessi ed alla nostra interiorità, per garantirci la possibilità di vedere nella vita tutta e nelle nostre azioni quotidiane, quel sacro intento che ci gratifica e ci fa chiudere gli occhi serenamente alla sera.

La china dei disastri è interminabile se non cambiamo strada

Ma se ci troviamo lungo un pendio scosceso, trascinati da avvenimenti e fatti che non corrispondono più al nostro sentire e magari stiamo correndo ansanti,  rischiando di inciampare, tra un mutuo e un licenziamento, un abbandono o una delusione..cosa fare?
Può sorgere spontanea la domanda: "Se è vero che ho causato io questi avvenimenti, con i miei stati mentali..le cose potranno solo peggiorare o c'e' davvero modo di uscirne?"
Il fatto è che ci hanno insegnato a vivere come automi e né la scuola, né l'apprendimento libresco spesso è in grado di determinare in che modo usare il potere della mente.
Ci hanno insegnato a tenere in mano una penna, a mangiare con le posate, a far di conto, a portare la macchina e a "tenerci a galla", comperando da mangiare, lavorando e svagandoci un po..ma ora sappiamo bene che non è tutto qui!

Il primo passo: analizzare il proprio comportamento

Ma se il paragone regge, potremmo pensare che anche in quei frangenti in cui  siamo stati inetti e ci siamo comportati in modo inadeguato, abbiamo avuto bisogno del tempo per  imparare.
Perché allora, quando cerco di spiegare come usare la mente, una gran parte di persone mi dice :
"Sì, lo so bene come si fa..ma....".
Credo che occorra fare una precisazione: chi vi parla non ha affatto una capacità superiore: è una persona come voi che ha sofferto e cerca di fare il meglio ogni giorno. Oggi posso dire di apprezzare la vita nel suo divenire e di apprendere ogni giorno dal mio cammino, ma mi sono dibattuta nell'incertezza sin da bambina, scegliendo di analizzare e di capire un poco alla volta dalle occasioni che mi si presentavano.
Ma nel farlo dobbiamo rimanere umili e attenti: in grado di cogliere i suggerimenti della vita e praticarli con coscienza e al momento giusto.

Abbandonare luoghi comuni e convinzioni obsolete

Il fatto che leggiate questo brano non è senz'altro casuale.
Sono certa che il blog degli Angeli sia veramente ispirato, al di là delle mie modestissime capacità.
Per questo coloro i quali si mettono in marcia con noi, sanno che dovranno abbandonare molte delle loro convinzioni.
Molti non vogliono farlo e così dicono "Sì,sì... so come si fa.." e rinunciano a seguire la sola strada che li porterebbe lontani da una vita vissuta nell'inconsapevolezza, schiavi delle emozioni e delle ovvietà.
Dunque l'età dell'oro è proprio ora, non appartiene al passato e non sarà nel futuro: ora è giunto il momento di cambiare e se lo farai leggendo questo blog o cercando la Verità altrove, sarà comunque il momento giusto per divenire te stesso/a.
Accadrà con i tempi giusti, sempre.
Ogni percorso è rispettabile, per  questo non ci si deve indurre a giudicare, ma sempre a confortare in tutti i modi e sostenere, auspicando per quell'anima  il giusto sostegno.
Preghiamo infatti stasera per essere in grado di far bene, di sostenere e di promuovere la gioia nei cuori, di assistere i compagni di cammino,
come pure quelli che volgono lo sguardo altrove; vi lascio con un abbraccio affettuoso a tutti voi che avete la bontà di leggermi e vi aspetto alle 22, in Pace e Luce.

mercoledì 4 giugno 2014

Come si può essere felici

Avere un ideale

Tutti gli uomini cercano la felicità: non c'e nessun male in questo. Le stesse teorie evoluzionistiche, pur con le loro evidenti limitazioni, indicavano come necessario e indispensabile alla vita l'anelito stesso al benessere dell'individuo.
Oggi troppo spesso questo benessere si è mutato in agognata ricerca, ossessione e vuoto interiore.
Cosa è successo?
 Cerchiamo di spiegarlo con parole semplici, tratte dalla Scuola degli Angeli, per capire come potremmo ovviare a questo problema, come iniziare a superare i nostri limiti e ottenere questa meraviglia, questo bene supremo che è la felicità.

Una ricerca iniziata da bambina

Vi confesso che si tratta di una ricerca che ho iniziato da bambina: mi ero accorta presto di  quanto questo mondo non corrispondesse ai miei giochi innocenti, che c'erano bambini molto poveri e altri, lontano, in quei lidi d'Africa così peregrini da apparire improbabili, addirittura morivano di fame. Ero atterrita dalla semplicità con cui si lasciava morire un passerotto caduto dal nido e quei visetti striminziti e sofferenti che imploravano dalle foto sui giornali, mi apparivano come  un orrore troppo grande per non farmene carico.
Studiai così la situazione accanto a me e scopersi che nella mia scuola c'era una bimba che veniva senza colazione e che sotto il grembiule, spesso, non portava alcun vestito. Non era tra le più meritevoli e spesso veniva messa in castigo perchè aveva un carattere bizzarro e correva senza posa tra i banchi. Portava i capelli legati in due lunghe treccine ed erano capelli tanto fini, del colore della paglia matura.
Spesso arrivava a scuola senza merenda e quindi decisi di rendermi conto se fosse possibile e scoprii che non si trattava di una dimenticanza, mi guardava con occhi estasiati quando tiravo fuori dal cestino i miei dolcetti e poi volgeva lo sguardo imbarazzata. Poi, un giorno, che ricordo come terrificante, entrò in classe con la testa quasi completamente rasata: aveva preso i pidocchi e la madre, senza troppa grazia, aveva tagliato le treccine bionde e dato una  bella accorciata a quella zazzera color dell'avena. Ciuffetti sparuti spuntavano qua e là e l'onta che aveva subito accrebbe in me una profonda sensazione di pena per lei.
Da quel giorno facevo scivolare la mia merendina, consistente in una brioche e una cioccolata, sotto il suo banco. All'inizio le avevo offerto solo la brioche, ma la sua contentezza era stata tale che mi sembrò ovvio iniziare a regalarle anche la cioccolata. Io ne avrei avuto delle altre e invece per lei era una festa ogni volta. Spesso questa cosa non si verificava, ossia non c'erano sempre altre leccornie ad attendermi a casa, ma era talmente bello vedere la  felicità della mia piccola compagna, che non mi sembrava di subire una grande perdita. La cosa andò avanti per una stagione buona, fin quando le suore si accorsero di quel che facevo e avvisarono mia madre: da allora fui tenuta sotto controllo e redarguita severamente, la mia piccola amica si rassegnò e io ricominciai a mangiare controvoglia la mia colazione.
Quel che accadde però mi fece capire che non sempre i comportamenti altruistici erano compensati dalla società e che per far questo occorreva uscire dagli schemi che ci erano stati imposti.

Una volta usciti non c'e modo di rientrarvi e la vita cambierà per sempre, ve la sentite?

Preoccuparsi degli altri per far andar bene il mondo

Ecco che divenne chiaro per me che la più grande felicità derivava dal rendere gli altri felici e capii molto presto che questo atteggiamento non era però sempre accettato.
Eppure è una legge molto chiara: se tutti ci preoccupassimo degli altri, il mondo andrebbe molto meglio.
Ma forse non ci sarebbero quelle risacche di egoismo, quelle concentrazioni del potere, quel divario nella distribuzione della ricchezza...quegli interessi così imperanti ed irriducibili da sembrare scontati.
Fu così che durante gli anni successivi  mi lasciai spesso abbattere dalla durezza del mondo, chiedendomi come fosse possibile affrontarlo senza cedere alla sconsolazione.
Data per scontata la necessità di cooperare a fini altruistici, adoperandomi con le mie possibilità, esaminai una serie di atteggiamenti che divennero una vera e propria meditazione quotidiana e sono quelli di cui vi parlerò oggi.

Atti perfetti e atti difettosi


Infatti non c'e bisogno di lunghi viaggi, né di ardue imprese per conquistare la felicità: essa è di casa dentro di noi e Dio vuole che noi si sia felici.
 Aristotele diceva che la gioia si accompagna con l'atto perfetto, laddove cioè compiamo il nostro dovere, senza essere contrari alla coscienza, un'azione portata avanti perché si produca uno stato d'animo ispirato da valori superiori dove possa  alloggiare la felicità.
Al contrario, un atto difettoso può produrre solo un piacere effimero, un senso di vuoto, che non sarà colmato da vestiti alla moda, gioielli, feste, balli, cibi prelibati o diversivi mondani.

Come preparare l'arrivo della felicità

Quindi impegniamoci a fare del nostro meglio e teniamo a mente alcuni atteggiamenti utili:

1) Se c'è un pensiero che ci turba o che sia ossessivo, è utile confidarlo al più presto ad una persona di cui noi si abbia stima o meglio ancora al nostro confessore spirituale; al contrario, parlarne in modo libero con tutti, non rimuoverà il dubbio o la tristezza che ne viene generata (addirittura può acuirla).

2)Tener presente che ci si deve sforzare di vivere nel presente, accettando la bellezza della vita nella sua caducità, il che significa coglierla nell'oggi e non nel domani, sopratutto vivere con consapevolezza, ispirandoci alla massima "age quod agis", che ci raccomanda di essere presenti sempre all'azione che si compie.
A questo proposito ricordo una storiella tibetana che racconta di un santo venerato e saggio, cui fu chiesto di spiegare la ragione della sua Illuminazione e quello rispose:
 "Quando sono seduto, sono seduto, quando cammino, sto camminando, quando mangio, sto mangiando. 
"Ma questo lo facciamo anche noi", obiettarono gli astanti. 
"No", disse lui: "Quando voi camminate state già sedendo e quando mangiate state pensando a camminare.." (... Forse non era proprio così la storia, ma il senso era questo...)

3) Concentrate l'attenzione su di un'attività che per voi sia importante  e fatene il perno della vostra vita, lasciando che le altre le siano satelliti, evitate cioè di essere dispersivi.

4) Coltivate l'abitudine ad essere lieti, rinforzate costantemente i pensieri positivi.

5) Cercate di raffigurarvi il sentimento contrario a quello da combattere: ad esempio se qualcuno vi è antipatico, cercate di vederne i lati migliori senza lasciarvi condurre dall'istinto.

6) Moderate i desideri e le aspirazioni, ma vedete di realizzare alcuni propositi con perseveranza e fede, senza lasciarvi soffocare dall'esigenza a pretendere.

7) Ogni sera pensate a immagini di pace, di contentezza e ripetetevi frasi di salute e prosperità.

Ricordate infine che la felicità è frutto di una vita vissuta nel pieno delle nostre funzioni affettive e volitive, nell'insieme cioè di mente e volontà, unite nell'obiettivo di creare opportunità nella nostra esistenza e in quella degli altri.
Comprendere la felicità, significa infine comprendere la Verità che si cela dietro ogni Bene Spirituale profondo, che non si esaurisce mai perché è tratto dalla sorgente Divina e solo questa offre la suprema
consolazione che oltrepassa ogni bene terreno.

Pace e Luce