venerdì 15 novembre 2013

Fratelli invisibili ai confini del mondo

Ricominciamo dalla preghiera

Quanti di noi, vedendo le terribili immagini dei nostri sventurati fratelli filippini, hanno partecipato emotivamente e spiritualmente al disastro che questi giorni ha sconvolto il lontano paese?

La nostra amica Selene ci scrive:

Nella nostra epoca, in cui il "tutto-è-connesso" poter apprendere, conoscere particolari, anche i più scabrosi e terribili che una certa televisione esaspera con abilità, non è difficile.
Più difficile è esserci, davvero.
Presenti con le vittime del disastro, ora: un ennesimo flagello, che devasta sopratutto i più deboli, gli emarginati, città intere spazzate via in un attimo.

Cosa fare subito

Non parlerò della natura oltraggiata, del cambiamento climatico e di quanto tutte le sciagure di cui siamo testimoni in questi ultimi anni ci indichino con chiarezza il disagio del pianeta...ma dirò piuttosto che "il pianeta siamo noi": noi viviamo momento per momento l'onda di paura e di sconcerto che stravolge la vita dei nostri fratelli filippini.
Poterci essere in presenza di spirito e solerzia è chiedersi cosa si può fare, subito ed una risposta è anche la preghiera.
Poi occorre rivolgersi alla propria parrocchia, ai centri di solidarietà cui si riserva maggior credito e informarsi per poter dare il proprio contributo, anche piccolissimo.
Questa è coscienza e presenza.

Gli invisibili siamo noi

Il resto sarà il solito baraccone televisivo, con quelli che inorridiranno al caldo delle loro casucce, altri che si rammaricheranno del perché non sia possibile fare niente "perchè ne hanno sin troppi loro di guai": ma qui non chiediamo la luna, non si tratta di imbarcarsi alla ricerca dei dispersi, ma rintracciare invece il proprio cuore, sotto una montagna di pattume, annichiliti da promesse di universi a basso costo, una cultura del benessere che benessere non è, ma che suona come dipendenza e invisibilità.
Ad oggi sono 4500 le vittime, spero che qualcuno pregherà davvero per loro...
Selene

Paura e rassegnazione negli occhi delle vittime

Grazie cara amica del blog per averci spedito il tuo scritto, che pubblico volentieri e mi unisco a te con affetto e riconoscenza per il tuo impegno civile e la tua onestà intellettuale.
Anche io ho guardato negli occhi della povera gente colpita dal disastro ed è vero: vi ho visto paura e rassegnazione, come per un'abitudine ereditata alla sofferenza.

La preghiera promuove impegno e unione di pensiero tra le genti

Quanto al dire che la preghiera sia solo un succedaneo del nostro impegno, non sono proprio d'accordo: la preghiera è il cardine dell'opportunità per agire con presenza di mente e cuore: un' ispirazione quanto mai opportuna ai nostri tempi, dove, come dici tu, si parla troppo senza fare molto.
Così coglieremo il tuo invito e pregheremo, con la mente e il cuore protesi ad ascoltare la voce dei nostri fratelli, per promuovere il nostro impegno reale e condividere ciò che possiamo, in amore e fratellanza.

Anche stasera pregheremo per i nostri fratelli delle Filippine, accoglieremo  i nostri Angeli  perché si prendano cura dei bimbi e dei sofferenti, perché ogni pena sia alleviata  perché presto possano essere soccorsi  e che quindi le loro città risorgano splendide e accoglienti, per  divenire di nuovo il luogo felice per vivere cui ogni uomo ha diritto.

Alle 22, non dimenticate di unirvi a noi,
Pace e Luce

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