giovedì 3 gennaio 2013

Verna, il paese della felicità...

Un giorno di tanto tempo fa mi imbattei in un racconto, di quelli che scovi per caso in vecchi libri dalla copertina rigida consunta, un po polverosi, che oggi si possono trovare solo da qualche raro rigattiere...ma allora lo incontrai per caso, nella biblioteca di uno zio e non sapevo che avrebbe affascinato la mia memoria per più di 40 anni...
La storia raccontava di un pieghevole e di una pubblicità (allora si chiamava "reclame"): un cartoncino rigido in una qualsiasi agenzia di viaggi: l'eroe di turno vi trovava descritta l'oasi dei suoi sogni, per sfuggire all'ovvietà stanca e monotona della sua vita, alle bollette, alle infinite prassi burocratiche, al lavoro opprimente, alla nevrosi dei suoi tempi metropolitani...
L'addetto dell'agenzia era stato convincente nel proporgli quel viaggio ma sibillino allo stesso tempo : "Guardi, ma guardi bene davvero e decida presto e   si ricordi che, se rinuncerà, non ci sarà una seconda possibilità".
Tra il serio ed il faceto il nostro aveva guardato e guardato e guardato ancora, fino a lasciarsi travolgere da quelle immagini del pieghevole, in una profonda felicità: "Il verde dei prati di questo posto sia così reale", pensò e "che  i visi della gente siano pieni di pace, così sdraiati accanto l'argine di un fiume... sembrano chiacchierare di una vita felice, mentre i bimbi tutt'attorno corrono spensierati...".
E in un'altra foto c'erano tante casette di legno, sparpagliate per una vallata in cui il sole riluceva tra il verde dei boschi e il cielo senza nuvole che era di un azzurro meraviglioso...
Sentì il desiderio di essere lì e lo volle con tanto ardore che chiese all'addetto dell'agenzia dove si trovasse quel luogo fantastico.
"Guardi lassù" disse quello, indicando pressapoco una nuvola all'orizzonte...
Il nostro eroe si sentì contraddetto e desolato: "E' uno scherzo, davvero!"
"No, no" ribattè quello accigliato"deve sapere che i nostri di Verna (il paese si chiama così) vivono vite meravigliose e piene di gioia, si occupano di allevare bambini o fanno il lavoro che desiderano, condividono la costruzione delle case e tutto ciò che producono dalla terra...ma si tratta di un viaggio da cui non si può tornare...lei capisce, non desideriamo che molti ne vengano a conoscenza".
Il nostro eroe era nervoso, ma la curiosità ebbe la meglio e decise di acquistare il biglietto peraltro economicissimo per Verna (con su scritto "sola andata"), poi, pensò, avrebbe trovato il modo di svignarsela, se non gli fosse piaciuto.
L'appuntamento era stabilito solo 3 giorni dopo e si sentì raccomandare di essere puntuale e di non dimenticare l'impegno.
 E fu così che si ritrovò con un'altra ventina di persone alla stazione degli autobus, dove alfine una vecchia carretta cigolante li caricò tutti (c'erano anche dei bambini e una donna in attesa) e iniziarono un lungo viaggio tortuoso fino alle montagne.
Ad un certo punto il bus si fermò nei pressi di quello che sembrava un vecchio garage e i passeggeri furono invitati a scendere.
Furono fatti accomodare dentro il garage, dove dalle panche addossate alle pareti e dai mozziconi di sigarette in terra, si desumeva ci fossero state altre attese.
Dunque sprangarono i portoni alle loro spalle e nel garage piombò l'oscurità, qualcuno accese un cerino ed altri cacciarono gridolini di stupore, qualcuno pregava...il nostro eroe attese stoicamente..ma il tempo passava e non accadeva proprio nulla.
Cominciò a pensare che l'avessero imbrogliato e una cieca rabbia lo colse e con un moto furibondo, tuonò: "Che diamine ci facciamo qui, ci hanno imbrogliati, andiamocene prima di notte a cercare un mezzo per tornare in città!", ma gli altri non si mossero, perciò l si sollevò e con fare deciso andò verso la saracinesca e la alzò con un potente cigolio...
"E' l'ultima volta che ve lo chiedo, venite allora?" gridò al gruppetto, ma poiché non gli arrivò nessuna risposta, chiuse con forza la serranda...ma nel farlo ebbe modo di vedere qualcosa che non avrebbe dimenticato mai più...
L'interno del garage si era d'improvviso ammantato di una luce bianca, fortissima, di un odore indescrivibile che gli rammentò immediatamente l'idea che s'era fatta dell'aria di Verna,con il cielo e l'aria finissima, ma tutto ciò che riuscì a pensare fu: "Oddio..." ed ebbe solo un'esitazione, un momento di stupore e ritirò subito in alto la saracinesca.
Ma inebetito, s'avvide che la stanza era vuota...

L'indomani tornò subito all'agenzia di viaggi, ma prima che dicesse qualunque cosa, l'impiegato gli venne incontro con pochi spiccioli :"Signore, deve averli dimenticati la volta scorsa"
A nulla servirono le sue proteste circa Verna, l'impiegato disse di non saperne nulla...
Così il nostro eroe mostrò il pieghevole che portava con se...e quello rispose: "Davvero Signore, se esistesse un posto così sarebbe un peccato non viverci".
Provò a tornare altre volte, ma ebbe sempre la stessa risposta.
E quando riprese la solita vita di sempre, spesso si trovava al bar alla sera, a bere e a guardare il pieghevole e la vita che aveva sognata....."

Una storia bizzarra e meravigliosa, da cui nacque il progetto di Mirina della Città degli Angeli... ma questo è davvero un altro racconto...
Pace e Luce

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