martedì 1 aprile 2014

Porgi l'altra guancia?

In nome dell'amore o nel segno dell'ego?

Una delle prove più difficili  che incontriamo sul cammino spirituale  è quella del disprezzo, della noncuranza, della ingiusta contumelia da parte di un amico o di un familiare.
In realtà le più grandi faide si consumano in seno alle famiglie, perché mai nessun odio è tanto sentito quanto da coloro che sono  affini e condividono lo stesso desco, come testimonia la letteratura e alcuni  tristi epigoni ai nostri giorni.
E senza andare così lontano, chi non può ricordare un litigio in famiglia o parenti sempre in lotta come cane e gatto?
Se pensate un attimo al dispetto provocato dall'essere presi a male parole al semaforo, che non va mai oltre i pochi metri successivi...capirete perché tendiamo ad essere più esigenti ed  efferati con i consanguinei e con coloro cui abbiamo donato la nostra amicizia.
E' un problema di pretese, insite con quel "contratto" d'affetto.
Perché purtroppo  nessuno ama e si prodiga per l'atto stesso, ma sempre vuole qualche cosa in cambio.
Amare senza bisogno di avere amore in cambio, agire bene senza bisogno di approvazione: questa sarebbe la regola aurea.
E poi distacco dal vanto dell'ego, che vorrebbe fossimo apprezzati e lodati.
E' saggio invece accettare la lode di Dio, in seno al nostro cuore e non preoccuparci d'altro.
Ecco perché un Santo illustre consigliava di guardare agli umani con un po di distanza prospettica:  la comunione di intenti deve essere addomesticata dal rigore e dal rispetto, altrimenti gli istinti di prevaricazione mettono a soqquadro tutta una famiglia o una comunità.

Se hai un nemico, la peggior cosa che  può capitare non a lui, ma a te stesso, è permettere che l'odio alligni nella tua anima e scavi in essa un solco incolmabile.

Troppo spesso i miei assistiti mi dicono : "Non lo sopportavo più  e  siamo giunti a litigare.." o
 " Erano anni che volevo dirgli il fatto suo: lo dovevo proprio fare",
oppure : " E' stato troppo: se l'è voluta, adesso sa come la penso"...
e così via..senza contare quei casi di cronaca drammatici e davvero deplorevoli in cui si giunge a ferire o a uccidere per "far tornare i conti".
"Dunque" mi chiedete sempre: "Dobbiamo prenderle da tutti  e non fare nulla?"
E troppe volte mi sono volta a rispondere: " Quel che vi fa reagire ad un'offesa non è l'onta stessa, ma quello che ha prodotto dentro di voi."

Nulla può essere colpito che già non sia in noi

Facciamo un esempio.
Se io sono un grande magnate e posseggo denari a josa, quando un conoscente mi urla :"Tu hai rubato la frutta al mercato" posso permettermi di farmi una risata e non pensarci più...
Ma se lo stesso magnate si trova di fronte ad un suo avversario politico, che lo sta spogliando delle sue proprietà, sarà timoroso e sentirsi dare del ladro potrà riecheggiare in lui  come un'offesa grave.
L'unica sola vera realtà è che nulla può essere colpito che non sia già in noi.
Per questo dobbiamo innanzitutto spogliarci dei luoghi comuni e degli insegnamenti aberrati, rintracciando solo il nostro miglior essere, valutare fino in fondo quanto di buono abbiamo, ampliando le inclinazioni della nostra indole spiritualmente elevata.
Quando avremo ripulito la nostra mente con la preghiera e le visioni sagge, allora potremo riproporre la visione del mondo dei grandi Lama che, al termine delle recite dei  mantra, salmodiavano:

"DIO si dissolve in Luce ed entra in me, gli uomini son Buddha e i mondi sono terre Pure".


Metodi per contrastare le emozioni aggressive

Ecco allora il nostro problema riproporsi, come giudicare chi ci offende o ci dileggia ingiustamente?
Apprendiamo ora come portare il nostro cuore e la nostra mente perché l'offesa non scavi un baratro incolmabile, lavorando su ciò che sentiamo.
Innanzitutto cerchiamo di mantenere la calma, distraendo il pensiero dall'offesa e ripetendo semmai  al nostro aggressore:
 "Ora non sei in te, ne parleremo quando ti sarai calmato/a"
Se ci troviamo ad avere a che fare con un estraneo irruente  o un collega di lavoro, limitiamoci  a dimostrarci concilianti, altrimenti tagliamo corto con una frase determinata e non offensiva:
" Mi dispiace che questa sia la tua opinione, da parte mia non c'e' nessun intento aggressivo , perciò quando vorrai chiarirti civilmente sarò disponibile, per ora ti saluto".
Ricordate di non tornare mai sui vostri passi, ma di  mantenere uno sguardo fermo e diretto.
Non lasciatevi indurre nella debolezza mentale di ricordare altre offese in altri contesti e reagire come se il presente fosse il passato.
Respirate poi profondamente diverse volte e se potete fate una passeggiata in un luogo aperto.

Ogni giorno è utile per costruire la Pace

Voi siete esseri nuovi ogni giorno: nessuno ha diritto di rubare la vostra pace!
La tristezza e l'angoscia esistenziale hanno spesso origine da discussioni acerrime col nostro prossimo o attacchi ingiuriosi non meritati, ma ricordate che quelle parole possono farvi davvero male solo se voi lo vorrete, altrimenti , su di una coscienza pura, saranno come acqua che scorre lungo il fiume....

Spero che questa riflessione vi sia utile sul cammino della vita: in un prossimo post parleremo di come agire quando, nonostante tutto, ci si  ritrovi in preda alla collera e all'ira.
Pace e Luce



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